PORTOPALO - Piove sul bagnato sulla pesca siciliana. Come se non bastasse la crisi che da anni sta fiaccando la filiera ittica, arrivano come una iattura i tagli del governo Monti alle agevolazioni previdenziali della legge 30 del 1998. Per le imprese del settore, comprese quelle operanti a Portopalo di Capo Passero, seconda marineria siciliana, si tratta di un colpo devastante e quasi insostenibile. Un cambiamento in negativo che potrebbe affondare un comparto già boccheggiante da tempo. L'allarme lo hanno lanciato le maggiori organizzazioni del settore l'Agci Agrital, la Federcoopesca-Confcooperative, la Lega Pesca (Alleanza della cooperative italiane) commentando il testo della bozza di legge di stabilità 2013. Lo sgravio contributivo in base alla legge di stabilità 2012 è del 70%. La proposta di legge relativa al 2013 lo riduce al 63,2%. Inoltre il taglio diventerà ancora più marcato negli anni successivi, passando al 63,2% nel 2014, al 57,5% per il 2015 fino a toccare il 50,3% a partire dal 2016. Una riduzione percentuale in soli quattro anni di ben 19,7 punti percentuali. Parlare di salasso per le imprese di pesca è il minimo. Gli sgravi concessi con la legge 30/98, concessi proprio a salvaguardia della gente di mare, hanno consentito finora la sopravvivenza del settore: una loro riduzione provocherebbe un impatto fortemente restrittivo su almeno l'80% del tessuto occupazionale e socioeconomico di tutte le attività riconducibili alla filiera ittica.
Per le associazioni nazionali di categoria «allo stato attuale non è immaginabile poter minimamente intaccare questi benefici previdenziali, senza mettere mano, parallelamente, a una complessiva riforma del sistema previdenziale della pesca, con particolare riguardo al settore della piccola pesca, attualmente normato dalla legge 250/58». Per Lorenzo Taccone, componente locale di Agci Pesca, la questione della diminuzione degli sgravi contributivi avrà un impatto non indifferente anche se il problema più rilevante ha un altro nome: gasolio. «Il costo elevato del carburante - afferma Taccone - è la prima fonte di preoccupazione per le imprese ittiche, a Portopalo e altrove. Basterebbe un calo di trenta centesimi al litro sul carburante per diminuire di molto le preoccupazioni delle imprese di settore». I pescatori sono lavoratori «alla parte», pertanto se aumentano le spese nell'arco del mese cala lo stipendio. «Bisogna fermare, a mio avviso - prosegue il referente locale di Agci Pesca - il trend di crescita dei costi carburante. Certo, perdere in quattro anni, quindi nel breve termine, quasi venti punti percentuali in materia di sgravi contributivi, sarebbe un colpo gobbo. Aspettiamo di conoscere il testo definitivo della legge».
Fonte:
LaSicilia.it il 17-10-2012 - Categoria:
Economia