PORTOPALO - Per il settore marinaro locale è forse l'inverno più lungo e difficoltoso. I continui periodi di maltempo, che hanno limitato al minimo le battute di pesca per le barche della flotta portopalese, hanno messo quasi in ginocchio il più consistente settore dell'economia locale. Al porto prevale il pessimismo. «Siamo veramente all'osso – afferma un pescatore con parecchi anni d'esperienza alle spalle – e difficilmente, tornando indietro con la memoria, ricordo un inverno simile». Nell'arco di un mese le giornate lavorative si contano veramente sulla punta delle dita. In presenza di condizioni meteorologiche negative infatti le imbarcazioni portopalesi sono costrette a restare in banchina o ancorate al corpo immobile dentro il porto.
«Si parla spesso del maltempo che mette in crisi il settore agricolo – aggiunge Giuseppe, giovane marinaio – ma raramente abbiamo registrato lo stesso livello d'attenzione per la pesca. E dire che da parecchi mesi andare per mare a lavorare è diventato una rarità. Ci chiediamo come andare avanti se non entrano soldi in casa».
A catena, viste le caratteristiche dell'economia locale, le conseguenze si ripercuotono in tutti gli altri settori commerciali. E la crisi infatti a Portopalo è palpabile, anche se si aspettano tempi migliori. «La pesca è un settore in difficoltà – aggiunge Santino Burgaretta – che necessita di una maggiore attenzione da parte delle istituzioni europee e nazionali. Di sicuro stiamo attraversando uno dei momenti più ostici e anche se nessuno vuole fare allarmismi o lamentarsi, possiamo dire di essere nel mezzo di un momento tutt'altro che felice».
Certo la pesca è ancora la voce più importante dell'economia locale, in grado di garantire occupazione e sostentamento a tante famiglie di Portopalo. «Tra maltempo e interventi obbligatori di manutenzione - afferma Roberto Campisi – stiamo veramente raschiando il fondo. Speriamo che arrivino momenti migliori, e anche presto».
Dalla crisi alla pesca del novellame che sta martoriando il mare.
Non sono mancate le lamentele dei rappresentanti di diverse marinerie, a cominciare da quella ragusana, contro questo tipo di pesca autorizzata dalla Regione. «In questo modo – ci dice un pescatore – si fa del male alla risorsa mare. Distruggendo il novellame si guadagna nell'immediato ma si fa un danno a lungo termine. Sarebbe opportuno che chi decide di autorizzare questo tipo di pesca faccia un esame di coscienza».
Sergio Taccone
Fonte: LaSicilia.it il 15-02-2005 - Categoria: Cronaca