Dal Pubblico Ministero Paola Vallario è stata effettuata la meticolosa rievocazione del tragico naufragio avvenuto a 19 miglia dalla costa di Portopalo in cui persero la vita 283 passeggeri della motonave «Yohan», tutti asiatici, che alla vigilia di Natale 1996 avevano lasciato l'isola di Malta con destinazione un porto della Germania. L'esponente della Procura della Repubblica, dopo aver annunciato di aver appellato la decisione della Corte d'Assise (presidente, Romualdo Benanti; a latere, Giuseppe Artino Innaria) che ha estromesso dal processo per difetto di giurisdizione il comandante della «Yohan» Youssef El Allal, ha detto che dimostrerà la responsabilità penale del pachistano Sheik Amed Turab, detto «mister Tony», per il quale la stessa Corte s'è dichiarata competente territorialmente a giudicarlo per l'accusa di cui è chiamato a rispondere, ovvero per omicidio volontario come dolo eventuale. Nel corso della relazione espositiva dei fatti che hanno originato il processo, il Pubblico Ministero ha evidenziato i ruoli rivestiti sia da Turab che dal comandante El Allal prima e durante la navigazione della «Yohan» e quale sia stata la rispettiva responsabilità in merito al naufragio dei cittadini asiatici e del comandante della piccola imbarcazione maltese che precedeva la motonave per evitare che potesse essere intercettata dalle unità militari italiane. Quella notte di Natale 1996, con il mare forza nove, e mentre infuriava una violentissima tempesta, tra la «Yohan» e la piccola barca maltese c'era stata una collisione che aveva provocato un piccolo squarcio nella prua della motonave. Imbarcando acqua, il comandante della «Yohan», temendo il peggio, lanciava prima l'sos raccolto da una unità navale russa e, subito dopo, in assensa di segnali di risposta alla sua richiesta di soccorso, aveva ordinato ai suoi uomini di far trasbordare tutti i passeggeri sulla piccola barca maltese e intimò persino l'uso delle armi contro coloro che si fossero rifiutati di abbandonare la sua nave. L'ordine del comandante fu eseguito dagli uomini dell'equipaggio ma molti passeggeri, consci del pericolo di poter essere inghiottiti dal mare perchè quella piccola barca di 16 metri difficilmente avrebbe potuto reggere il peso di 283 uomini, prima di abbandonare la nave, scrivevano sulle pareti delle stive l'atto di accusa contro El Allal.
La temuta tragedia del mare si era consumata nel volgere di pochi minuti. La piccola barca maltese, già sommersa dall'acqua, colava a picco con tutto il suo carico umano e si andava ad adagiare nei fondali marini dove, soltanto nell'estate di due anni fa, è stata ritrovata da un robot in dotazione ai Carabinieri. Invece, incurante della tragedia umana che si svolgeva sotto i suoi occhi, il comandante della «Yohan» ordinava di proseguire la navigazione e nel febbraio 1997 la motonave, tutta verniciata di nuovo e con un nome diverso, approdava nel porto di Reggio Calabria. Nonostante il tentativo di eludere i sospetti del coinvolgimento nel tragico naufragio, il comandante El Allal finiva nel mirino degli inquirenti siracusani perchè la Guardia di Finanza, salendo a bordo, rilevò quelle denunce scritte sulle pareti delle stive da parte degli sventurati asiatici annegati a 19 miglia dalla costa di Portopalo. Le indagini hanno poi consentito di coinvolgere nel tragico naufragio anche il pachistano Turab, che viene difeso dall'avvocato Giuseppe Cristiano. Contro Mister Tony, come viene chiamato a Malta, si sono costituiti parte civile moltissimi familiari dei naufraghi e alcune associazioni indiane e pachistane. Invece, per la seconda volta, la Corte ha detto no all'Associazione «Senzaconfine» di potersi costituire parte civile. Dal 13 luglio, il dibattimento entrerà nel suo vivo con l'esame dei primi testimoni del Pubblico Ministero.
Pino Guastella
Fonte:
LaSicilia.it il 23-06-2004 - Categoria:
Cronaca