PORTOPALO - “Il fermo biologico, così come è attualmente, è solo una zavorra sulla spalle, già oltremodo appesantite, delle imprese di pesca”. Angelo Cannarella, armatore-pescatore, esponente di rilievo nell'ambito della marineria portopalese, analizza la situazione attuale della pesca che continua ad essere molto preoccupante. “Siamo ormai quasi all'asfissia, per usare un termine forte e molto lo si deve a questo modo di scriteriato di effettuare il fermo biologico che non serve né all'ambiente marino né agli addetti ai lavori. Veniamo obbligati a sospendere per un mese l'attività di pesca, i benefici per il ripopolamento, così come avviene il fermo, senza un raccordo tra le varie marinerie, sono nulli o quasi. Ed in più, nel mese di blocco dell'attività – aggiunge Angelo Cannarella - hai da affrontare i costi fissi, le uscite contributive, le spese per la manutenzione del peschereccio. Tutto questo diventa un salasso dal quale chi ha delle riserve finanziarie dalle quali attingere riesce a sopravvivere, in caso contrario sei costretto a contrarre debiti o a finire a gambe per aria. E così si innesca un circolo vizioso, molto pericoloso per le imprese di pesca già parecchio claudicanti da un punto di vista economico”.
E il campionario di assurdità legate al fermo biologico non si esaurisce qui. “Già, va aggiunto che la corresponsione monetaria di questo periodo ti verrà data chissà quando. Infatti è di questi giorni – prosegue Cannarella – la notizia che nelle variazioni di bilancio regionali non è stato inserito il fermo biologico.
Tradotto in termini semplici, ciò vuol dire che si avrà un ulteriore ritardo nel pagamento del fermo 2006. Ed ancora non è stato pagato quello dell'anno scorso. Ditemi se questa sia una cosa normale o se non siamo in presenza di una situazione che, per forza di cose, farà implodere molte imprese del settore. La pesca è un comparto super bistrattato, preso continuamente a schiaffi. A Portopalo sono soprattutto i pescatori a far girare l'economia locale ma al di là di questo aspetto localistico, comunque da non ignorare, perché molte famiglie vivono di pesca, la cosa più preoccupante è che le istituzioni regionali continuano a non capire, facendo orecchio da mercante. Questo modo di fare sta distruggendo la nostra marineria, in modo particolare, visto che altre realtà ittiche, penso soprattutto a Mazara del Vallo, non hanno questi problemi e sono anzi protette in ambito istituzionale”. Lo sfogo di Angelo Cannarella è un vero segnale d'allarme: la pesca è sull'orlo del baratro.
SERGIO TACCONE
Fonte:
LaSicilia.it il 07-11-2006 - Categoria:
Cronaca