Immigrati e caporalato: Basta con la morte dei diritti

Immigrati e caporalato: Basta con la morte dei diritti PACHINO - Immigrati, irregolari ed impiegati in nero sui campi del territorio pachinese. Ne avevamo parlato il 5 dicembre dell'anno scorso. La questione torna prepotentemente alla ribalta per via di un'iniziativa contro il caporalato nelle campagne ad opera del sindacato Flai Cgil che ha sottolineato l'avversità verso chi reputa normale la morte dei diritti in tempi di crisi economica. Alcuni giorni fa, dopo aver fatto tappa in Campania e Puglia, l'iniziativa del sindacato è approdata in Sicilia. Pachino e Rosolini ed ancora Ispica, Santa Croce Camerina, Vittoria, Scoglitti ed Acate. Un'azione contro l'isolamento in cui si trovano tante persone, soprattutto immigrati senza permesso di soggiorno, costretti a turni massacranti nelle campagne pachinesi, senza diritti e del tutto invisibili.
Alcuni mesi fa, avevamo raccolto la testimonianza di un operatore delle campagne, italiano, che aveva messo in evidenza una situazione di irregolarità diffusa ed assenza legalità.

Nello sciorinare alcune cifre, si parlava di dieci braccianti in regola ogni quaranta e quelli in nero erano immigrati reclutati a Pachino, nei pressi del mercato all'ingrosso o in altre zone del territorio. Sottopagati e privi di diritti, dissuasi dalla loro situazione di «irregolari» a tacere. Poveri Cristi che «a volte, quando c'è bisogno di fare determinati lavori di ripulitura della campagna, entravano in azione a squadre, lavorando senza sosta come animali, effettuano un lavoro che in condizioni normali avrebbe richiesto circa un mese». Rispetto a dieci mesi fa il fenomeno è rimasto tale e quale, anzi forse si è acuito. Basta posizionarsi a ridosso del mercato ortofrutticolo di Pachino per avere conferma.

La terra dove si produce pomodoro ed altri prodotti di eccellenza si porta dietro la vergogna del lavoro nero e dello sfruttamento aberrante di tanti esseri umani. Nel secolo scorso fu pubblicato un bel libro, «Cristo fra i muratori», struggente spaccato della realtà di tanti italiani emigrati in Usa e impiegati, spesso in nero, nei cantieri di New York. Adesso, si può traslare tutto alla situazione delle campagne e questa volta, gli italiani rivestono il ruolo di sfruttatori. Dal deserto africano a Lampedusa e quindi a Pachino per tante ore di lavoro senza tregua e a bassissimo reddito. Zitti e lavorare e che nessuno si lamenti. E la tutela dei diritti? Sconosciuta, collocata nel dimenticatoio. La legge contro il caporalato è un bel passo avanti, come sottolineato da più parti, ma non basta. La Flai Cgil ha proposto uffici di collocamento pubblici che sostituiscano le piazze del reclutamento selvaggio.

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 07-10-2011 - Categoria: Cronaca

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