PORTOPALO - In un periodo in cui non vengono segnalati sbarchi di migranti nel territorio della zona sud del siracusano, il volontariato portopalese fa il punto della situazione su questo e su altri temi riguardanti il sociale. «Aspettiamo passi avanti in merito alla realizzazione di un centro per l'accoglienza immediata degli immigrati. – afferma Gaetano Chiaramida, componente del gruppo comunale di Protezione Civile – Per quanto ci riguarda anche in questi mesi ci siamo incontrati per fare il punto della situazione della nostra realtà di volontariato, come migliorare e cosa c'è da aggiustare per il futuro». Sull'accoglienza dei migranti il cinecircolo socio-culturale “Don Bosco”, organizzatore del premio nazionale di giornalismo e saggistica “Portopalo – Più a sud di Tunisi”, ricorda le parole che padre Giulio Albanese, missionario e giornalista, inviato di Radio Vaticana in Africa, pronunciò l'anno scorso durante la seconda edizione del premio. In quella circostanza padre Albanese, nel vedere un filmato sui volontari portopalesi impegnati nell'accoglienza dei migranti, invitò tutti i presenti a riflettere sulla realtà africana e del Sud del Mondo, rifiutando la logica di “ottundimento mentale” perpetrata da gran parte dei mezzi di comunicazione occidentali, che ignorano il continente nero. «Quelli che voi accogliete qui a Portopalo – aggiunse padre Albanese – io li ho visti partire, in Africa, ed attraversare il deserto. E tanti sono quelli che non sopravvivono». Non mancano, intanto, le storie che si celano dietro il flusso di immigrati che clandestinamente arrivano in Europa partendo dalla costa settentrionale dell'Africa. Alcuni giorni fa l'agenzia di stampa “Fides” ha parlato di uno stretto legame esistente tra l'emigrazione e il forte impoverimento delle risorse ittiche dell'Africa occidentale, provocato dalla pesca selvaggia operata dalle flotte pescherecce di Paesi dell'Unione Europea, dell'Asia e della Russia lungo i litorali africani.
Di conseguenza i pescatori locali non riescono più a guadagnare abbastanza per vivere con la loro attività e si sono improvvisati “passeur” di esseri umani; con le loro piroghe trasportano uomini, donne e bambini verso le Isole Canarie (territorio spagnolo) prima tappa per l'ingresso in altri Paesi dell'Unione Europea. «L'International Herald Tribune – scrive Fides - ha riportato di recente le statistiche dell'Onu, secondo le quali l'anno scorso sono state 31.000 le persone che hanno cercato di raggiungere le Isole Canarie dalle coste dell'Africa occidentale, con piccole imbarcazioni. Più di 6mila persone sono morte nella traversata. Le popolazioni locali si trovano prive della loro fonte principale di proteine, il pesce che è venduto a prezzi troppo alti nei mercati locali. Un motivo in più per cercare migliori condizioni di vita in Europa». Molti ivoriani si sono spostati in Senegal. Tra di loro vi sono diverse ragazze che tentano di emigrare in Europa sposandosi un “bianco”. Per arrivare in Senegal dalla Costa d'Avorio le donne impegnano tutti i loro risparmi e quindi diventano vulnerabili economicamente. «Accade quindi – sottolinea l'Agenzia Fides - che diverse ragazze finiscano vittime della tratta della prostituzione. I “promessi sposi”, una volta arrivate in Europa, si rivelano invece sfruttatori che costringono le giovani donne a prostituirsi. Il sogno dell'Eldorado europeo si trasforma così in un incubo».
SERGIO TACCONE
Fonte:
LaSicilia.it il 21-01-2008 - Categoria:
Cronaca