Sono indagati per concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina il comandante e i quattro componenti d'equipaggio del «Cicho», il peschereccio che ieri l’altro ha salvato 151 extracomunitari alla deriva nel Canale di Sicilia e sbarcati poi a Pozzallo, nel Ragusano. Lo ha reso noto il loro legale, l'avvocato Corrado Valvo che ha dichiarato: «Il comandante Corrado Scala e i suoi uomini sono stati interrogati dal procuratore di Modica, Domenico Platania, la scorsa notte prima come testimoni, poi sono stati indagati».
Il penalista, ai giornalisti che chiedevano un suo parere sulla vicenda, ha aggiunto: «Allo stato attuale non mi sembra ci siano i presupposti per un’ipotesi di reato, anzi...».
Il procuratore di Modica ha disposto anche il sequestro e l’acquisizione della registrazione dei contatti radio tra il peschereccio italiano e il comando a Roma della Capitaneria di porto. Si è appreso, inoltre, che il procuratoredi Modica avrebbe anche intenzione di interrogare personalmente tutti i clandestini, in qualità di persone informate sui fatti.
È amareggiato Corrado Scala, 45 anni, comandante del Cicho: «li ho soccorsi e lo rifarei ancora - aggiunge - perchè sono un marinaio e a mare la solidarietà è vita». «Non mi aspettavo una medaglia, ma neppure di essere indagato per avere salvato delle vite umane». Gli fanno eco i quattro marinai: «abbiamo solo aiutato dei disperati che invocavano soccorso». Scala sottolinea il particolare di «avere concordato i soccorsi e le rotte da seguire con il comando delle capitanerie di porto a Roma».
«Era domenica pomeriggio - rievoca Scala - e stavano completando il terzo ed ultimo giorno di pesca in mare aperto, quando, verso le 17, abbiamo incrociato il natante con quei disperati a bordo». A Scala e ai quattro marinai dell’equipaggio, si presenta «uno spettacolo apocalittico, di una drammaticità estrema». «C'erano - ricorda - donne stanche e bambini che piangevano, uomini disperati. Quando ci hanno visti hanno esultato».
I pescatori a questo punto si trasformano in soccorritori e avvisano subito la centrale radio della Capitaneria di porto di Augusta. «Dopo due ore, all'imbrunire, -racconta ancora Scala - ho lanciato l'ennesima richiesta di aiuto e, su indicazioni ricevute via radio imbarco le donne incinte e i bambini e prendo a traino la carretta con gli uomini». «La meta più vicina - ricorda il comandante - era Malta; ci siamo diretti verso l'isola, ma dopo avere soccorso una donna che aveva avuto una crisi, alla quale abbiamo praticato il massaggio cardiaco, e un'altra che era svenuta per la stanchezza».
Ed è proprio rincuorando quest'ultima che Massimo Scala rivela involontariamente la loro destinazione: «stia tranquilla - le dice - che presto arriviamo a Malta e lì sarete curati e rifocillati». «È stato come se si fossero date un segnale - dice il comandante - è scoppiato il finimondo: tutte le donne hanno abbracciato i propri figli minacciando di lanciarsi in mare. Le abbiamo bloccate, ma la rivolta continuava. Abbiamo segnalato quanto stava accadendo al comando di Roma e ci hanno detto che vista la situazione era necessario fare rotta verso l'Italia».
Alla domanda se rifarebbe quello che ha fatto, alla luce dell'inchiesta e dell'iscrizione nel registro degli indagati, il comandante del Cicho non ha esitazioni: «lo rifarei certamente - sostiene con rabbia - sono nato in mare, mio padre e mio nonno erano pescatori come me, e so cosa vuol dire morire in mare. È una cosa che non auguro al peggiore nemico, perchè non hai neanche un corpo su cui piangere».
«Fiducia nell'operato della magistratura» esprime il sindaco di Portopalo, Fernando Cammisuli, che ha chiamato il penalista Corrado Valvo ad assistere i suoi cinque concittadini. «Non entro nel merito dell'inchiesta giudiziaria - ha affermato - ma ho l'obbligo di difendere il buon nome della marineria di Portopalo e del nostro paese. Per quanto mi è stato riferito è stata soltanto un’operazione di salvataggio in mare di un gruppo di disperati».
Fonte:
Il Mattino On Line il 21-08-2002 - Categoria:
Cronaca