Alle 23,25 di martedì, una mezz’ora prima della chiusura per fallimento, l’Unione europea ha salvato il Summit di Tunisi. Tre paragrafi, dal 69 al 71, aggiunti alla Agenda for the Information Society su proposta degli europei, hanno fatto uscire le trattative dallo stallo e hanno consentito al segretario dell’Onu di annunciare, mercoledì mattina, che a Tunisi è nata un’altra Internet. Lo ha detto spiegando tuttavia che «dobbiamo proseguire le discussioni». Un modo diplomatico per confermare che l’accordo è solo di facciata, e un modo elegante per dire che si è cercato di salvare capra e cavoli. Ma chi ha oggi la capra (gli americani) se la tiene, mentre i cavoli restano agli altri. Anche se a tutti non piacciono.
Perché quei tre paragrafi, per riuscire a mettere d’accordo tutti e prima di tutto gli americani, hanno scritto un’altra storia da quella che qualcuno si era immaginata possibile. Compresa l’Unione europea che, per agganciare il consenso, ha dovuto rinunciare alle sue posizioni blandamente antagoniste rispetto allo status quo.
Insomma, tanto tuonò che piovve, a Tunisi, nonostante il sole alto e il caldo degno di un principio d’estate piuttosto che di una fine d’autunno. Alla fine, pur di non dichiarare al mondo che due anni di negoziati sono stati inutili, la PrepCom 3, la conferenza preparatoria del Summit di Tunisi sulla Società dell’Informazione, ha scritto un accordo con il quale tutti fanno un passo indietro, salvo gli Stati Uniti che restano esattamente dov’erano: cioè i padroni incontrollati di Internet.
Il punto focale del compromesso raggiunto consiste nella convocazione di un generico forum di confronto tra tutte le parti interessate: governi aziende, società civile. Un forum dove i partecipanti poco potranno fare di concreto, salvo discutere, discutere, discutere. Non che parlare faccia male, anzi talvolta aiuta. Ma non cambia la sostanza delle cose, né modificherà la situazione attuale.
Per dare l’impressione che questo Forum abbia più concretezza di un puro auspicio, nel documento finale (redatto dalla commissione presieduta dal finlandese Janis Kaklins) gli viene anche dato un nome Internet Governance Forum e una sigla, IGF. E viene fissata una data per la sua prima convocazione: il primo trimestre del 2006. La Grecia si è già offerta come Paese ospitante.
Qualcuno aveva anticipato che questo neonato Forum dovesse avere anche una durata, cinque anni. Ma nel documento finale non si fa cenno su scadenze, mentre un intero paragrafo è dedicato a spiegare quello che il Forum non potrà fare: «l’IGF non avrà funzioni di supervisione e non sostituirà alcun accordo, istituzione o organizzazione. Sarà neutrale, non duplicante e non vincolante... non avrà nessun ruolo nel funzionamento e nell’operatività di Internet». È l’unico paragrafo chiaro, netto e senza equivoci.
D'altronde che molti escano a mani vuote da questo Summit lo ha ammesso anche Kofi Annan, parlando subito dopo il presidente tunisino alla cerimonia di apertura della parte “ufficiale” del vertice: «Dobbiamo continuare le discussioni» per far diventare Internet un luogo di tutti. L’obiettivo, per Annan, è che la rete diventi un moltiplicatore di opportunità perché il mondo si trasformi in un luogo di «dignità, pace, sviluppo».
E un quasi deserto incontro stampa organizzato dall’Itu (International Communications Union, l’organismo Onu sotto il cui cappello si è svolto il Summit) ha cercato di convincere i giornalisti che un accordo c’è stato sul serio. Ma alla conferenza stampa non sono venuti i responsabili “politici” dell’Itu, bensì due consulenti tecnici che avevano buon gioco a evitare le domande più spinose. Che, in realtà, era una sola: cosa cambia adesso? La risposta suona più o meno: «nulla, non cambia nulla». Tuttavia, suggeriscono gli esperti dell’Itu, per la prima volta in un documento dell’Onu si parla di spam, di criminalità informatica, di phising. Tutte cose che prima potevano essere discusse in almeno dieci consessi diversi. Adesso c’è uno snodo unico a livello internazionale.
A spiegare come stanno le cose veramente ci pensano gli americani, che escono trionfanti dal Vertice. «Non abbiamo cambiato una virgola per quanto riguarda il ruolo dell’amministrazione statunitense sugli aspetti tecnici che ci in quietano molto» ha commentato raggiante il negoziatore americano, l’ambasciatore David Gross. «I Paesi di tutto il mondo hanno riconosciuto l’importanza di Internet e della sua crescita - dice Gross - e nessuno ha posto problemi che avrebbero potuto frenare questa crescita».
Stessa musica, martedì sera, quando ormai la bozza di documento finale era già in mano agli ambasciatori ma non c’era ancora stato un voto. Michael Gallagher, segretario aggiunto al Commercio del governo Usa, ha detto chiaro e tondo che «la gestione dei domain name non sarà ceduta al controllo di un organismo internazionale, come proposto qui» ha chiarito Gallagher. «L'obiettivo degli Stati Uniti non è di dominare la rete ma di assicurare la stabilità e la protezione del sistema» attraverso l'Icann. Insomma, niente, nichts, nada.
Naturalmente sono in molti a pensare che un accordo, per quanto al ribasso, sia meglio di nessun accordo. Lo crede ad esempio il ministro all’innovazione Lucio Stanca, giunto a Tunisi con la delegazione italiana che comprendeva anche Paolo Gentiloni, presidente della Vigilanza Rai, Fiorello Cortiana, senatore Verde, uno dei pochi parlamentari italiani “digitalizzati”, e Vincenzo Vita, in rappresentanza dell’Unione delle province italiane. Stanca ritiene che questo accordo recepisca l’orientamento italiano. D’altronde anche Cortiana , preferisce l’uovo oggi a un'improbabile gallina domani. «Il Forum ci serve, dobbiamo avere una prospettiva politica entro la quale muoverci, e questo accordo crea un quadro di riferimento che ci può essere utile» ci ha confidato martedì sera a chiusura di una serata organizzata dalla Fondazione Pistoletto in una bellissima casa di Tunisi durante la quale è stato consegnato un premio al ministro brasiliano della cultura Gilberto Gil, forse però più noto per i suoi meravigliosi accordi di chitarrista bahiano.
Fonte:
Unita.it il 16-11-2005 - Categoria:
Cronaca