Io, cieco sarò prete con gli occhi della fede

Sicilia, diacono di 34 anni, non vedente dalla nascita, domani sarà sacerdote . Un problema agli occhi dalla nascita non gli permette di vedere, ma nel cuore ha la gioia di annunciare Cristo e il Vangelo. È la storia di Matteo Buggea, 34 anni di Pachino, nella diocesi siciliana di Noto, che domani sarà ordinato sacerdote dal vescovo Giuseppe Malandrino. Il terzo caso in Italia di un non vedente ordinato prete, il secondo in Sicilia. «Dopo la missione popolare diocesana, e oggi quella permanente, nell'impegno della visita pastorale in sintonia con il Sinodo diocesano, la vocazione di Matteo e di altri cinque giovani che saranno ordinati sacerdoti entro l'anno, è stata una grazia per la comunità netina che ha accolto la notizia con gioia - dice il vescovo -. La presenza di Matteo è un dono del Signore alla nostra Chiesa. Attraverso la sua particolare sensibilità, potrà indurre tutti noi a vedere ancora più da vicino il mistero di Cristo. La sua ordinazione dimostra che la Chiesa è madre e famiglia dei figli di Dio in cui non ci sono discriminazioni. Essa è casa aperta che indica il compito missionario della comunità cristiana, ed è corpo del Cristo in cui ogni uomo è chiamato a essere inserito come parte perché si abbia la pienezza». «Il Signore chiama chi vuole - spiega Matteo -. Ciò che ho non è mio, ma è dono di Dio. Anche i doni non ricevuti possono trasformarsi in dono per gli altri». Matteo parla con voce sicura, ascoltarlo trasmette serenità. «Sono entrato in seminario nel 1999 quando avevo 29 anni. Mentre mi interrogavo se era possibile, data la mia condizione, mia madre che non sapeva nulla di quello che maturava nel mio cuore, mi lesse un articolo della rivista "Corriere Braille" dove si raccontava la storia di un sacerdote ordinato in età adulta nonostante la cecità».

Ecco la risposta: era possibile. «Nel frattempo in un campo scuola conobbi una persona che mi parlò del suo padre spirituale: un sacerdote di Caltanissetta, Mario Audino, anche lui non vedente dalla nascita. Andai subito a trovarlo e parlammo a lungo, soprattutto riguardo agli aspetti pratici. Mi spiegò che, a questo punto, dipendeva solo dal vescovo». Accoglienza, è stata la risposta della Chiesa di Noto, perché come ricorda il vescovo Malandrino citando San Paolo nella prima lettera a Timoteo, «la Parola non è legata». «Quanto al discernimento - aggiunge Matteo - il vescovo ha fatto con me quello che si fa con chiunque entri in Seminario, poiché nella vita le difficoltà sono le stesse per tutti gli uomini. Abili, o diversamente abili, come si dice adesso, nessuno vive al 100 per cento senza problemi. Con il tempo, ho maturato dentro di me anche i modi per esercitare il ministero, prima di diacono, ora di sacerdote». Gli strumenti sono soprattutto elettronici: un sintetizzatore vocale per il computer, una stampante in braille e testi liturgici in cd rom. «Quello che conta è l'amore nel fratello e per il fratello». Quello stesso amore che, nei primi anni del 1990, ha fatto crescere in Matteo il desiderio di spendere la sua vita per gli altri. Un desiderio che è maturato nella forma del ministero sacerdotale. Da «Mondo giovani» di Pachino quando aveva 16 anni, agli impegni a livello regionale per la stessa associazione, alla laurea in pedagogia a Catania e agli studi di Scienze religiose, fino al Seminario, e ora nel mondo come sacerdote, Matteo ha accolto e fatto suo l'impegno di testimoniare l'amore di Cristo. Domenica sera, nel piazzale della parrocchia Sacro Cuore di Pachino, dove domani sarà ordinato, presiederà la prima Eucaristia.

Da Noto Laura Malandrino
Fonte: Avvenire.it il 30-07-2004 - Categoria: Cronaca

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