Ieri pomeriggio, nella sua chiesa prediletta, si sono svolti i funerali di Pietro Bruno di Belmonte, l'ultimo esponente, come amava definirlo qualcuno, del mondo che Tomasi di Lampedusa racconta nel suo «Gattopardo». I funerali sono stati officiali da don Paolo ferlisi, che nel corso della sua omelia ha voluto tratteggiare soprattutto l'attaccamento all'Annunziata di Don Pietro di Belmonte. Ai funerali, fra i tanti esponenti della nobiltà, il delegato del Gran Maestro dell'Ordine di Malta, capo diplomatico dello stesso Ordine, conte Carlo Marullo di Condoyanni. Con decreto a Don Pietro di Belmonte, gli era stato conferita l'alta onorificenza del Balì d'onore e devozione del Sovrano militare dell'Ordine di Malta, onorificenza non consegnata in quanto «l'ultimo dei Gattopardi», da alcuni mesi, era stato costretto a rimanere nella sua antica dimora per una malattia. Al termine della concelebrazione della S. Messa il cugino Pietro Bruno di Belmonte ha tratteggiato la figura dello scomparso sottolinandone l'amore per Portopalo di Capo Passero, presente ai funerali con il Gonfalone, per le tonnare, per il mare.
Don Pietro di Belmonte viene ricordato come un uomo elegante, raffinato, ospitale. L'ultima sua apparizione in pubblico, una piccola quanto significativa cerimonia, la messa a dimora dell'albero della solidarietà, su uno spazio davanti alla sua villetta, donato alle associazioni della solidarietà. Poi, come detto prima, una improvvisa quanto inattesa malattia l'ha costretto a letto, lontano dal suo mare, dalla sua tonnara, dalla sua isoletta tanto amata, lontano dalla sua Parigi. Forse il suo unico sogno non realizzato, prima di lasciare per sempre la sua Ispica, di potere ospitare nel suo piccolo castello l'erede della famiglia Savoia, il principe Eriberto. L'anno scorso alcuni suoi momenti di vita erano diventati oggetto di un calendario, distribuito in città.
Diego Floriddia
Fonte:
LaSicilia.it il 30-06-2004 - Categoria:
Cronaca