«Vorrei un chilo di pomodori». «Quali? Ramati da agricoltura tradizionale, Pachino, biologico o un San Marzano geneticamente modificato?». Fra qualche anno saranno queste le scelte che i consumatori europei potranno fare dal proprio fruttivendolo, perché la coesistenza tra diversi sistemi agricoli di produzione sarà teoricamente possibile. Al tema è stata dedicata di recente a Bruxelles una conferenza organizzata dal commissario per l’Agricoltura Franz Fischler e da quello per la Ricerca Philippe Busquin. Ne sono usciti quattro punti fermi: 1) il consumatore dovrà essere libero di scegliere e completamente informato, attraverso l’etichetta, su quello che arriva nel piatto; 2) soltanto le colture ogm giudicate sicure per l'ambiente e la salute potranno essere coltivate nella Ue (per ora si è discusso solo del mais e della colza con alto tasso di acido erucico); 3) dovranno essere introdotte regole per garantire la coesistenza tra i vari tipi di coltivazione; 4) chi sarà danneggiato in seguito a inquinamento accidentale da ogm, avrà diritto ad essere risarcito.
Nella conferenza di Bruxelles è stato presentato un primo studio sulle conseguenze dell'introduzione di colture ogm e sulle misure per minimizzare la loro presenza. I parlamentari verdi hanno però chiesto norme severe ed urgenti. E il Beuc (che raggruppa le maggiori associazioni dei consumatori europee) ha criticato l'approccio della Ue al tema, perché quello della «coesistenza agricola» richiede tutta una serie di verifiche, a livello politico, ambientale, tecnico e legale. Per esempio, al fine di tutelare agricoltori e acquirenti occorre decidere sulla distanza di isolamento tra le varie colture, pianificare i diversi periodi di fioritura, fornire protocolli di buona pratica agricola e stabilire zone «ogm free». Nessuno ha parlato inoltre di qualità garantita per i consumatori, tema sul quale l'Italia basa la sua politica alimentare. «Purtroppo - dice Beate Kettlitz, responsabile alimentare del Beuc - quando si comincia a discutere sulle misure per facilitare la coesistenza durevole significa che il dado è tratto».
Fonte: Corriere della Sera il 11-05-2003 - Categoria: Economia