MARZAMEMI - Il presidente del comitato Pro Marzamemi Pasquale Aliffi lancia l'ennesimo appello per il restauro dell'antica chiesetta sconsacrata simbolo della frazione di Marzamemi e dell'intero borgo marinaro. Dopo numerosi interventi volti ad evidenziare l'alto valore artistico e simbolico del rudere, Aliffi torna con forza a chiedere alla soprintendenza ai beni culturali ed agli organi preposti, interventi rapidi per evitare pregiudizi ulteriori alla statica della costruzione.
L'immobile, acquistato dalla Regione Sicilia nel 2009, grazie ad uno stanziamento di circa 55 mila euro fu coperto con un tetto provvisorio di onduline in modo da evitare che gli agenti atmosferici danneggiassero irrimediabilmente quel poco che rimaneva dell'altare destro, mentre il sinistro si era già sgretolato per effetto delle precipitazioni atmosferiche che avevano inzuppato la pietra bianca con la quale era stato costruito. Come spesso accade però, il tetto di onduline metalliche che doveva essere solo provvisorio, è divenuto praticamente definitivo e la chiesetta è rimasta tale e quale. «Il nostro comitato, -ha affermato Aliffi- auspica che si proceda in tempi brevi alla progettazione di una copertura più consona ed opportuna per i luoghi storici in cui la chiesetta si trova, e che si possa dare il via al più presto possibile alla riqualificazione dell'immobile secondo i dettami del buon gusto. Quello che è il simbolo di Marzamemi, negli anni passati inserito negli spot turistici della Sicilia, non può rimanere in questo stato precario».
La chiesetta di Marzamemi, costruita nel 1752 dall'allora proprietario della tonnara, il principe di Villadorata, fu aperta al culto per i servizi religiosi dei pescatori del borgo di Marzamemi e per le loro famiglie fino alla fine degli anni 40 quando, dopo una eccezionale grandinata, venne distrutto l'intero tetto. In quell'occasione fu deciso di costruire l'attuale chiesa di San Francesco, sempre all'interno della piazza centrale del borgo. Il rudere della chiesetta fu utilizzato per anni come deposito. Poi, grazie all'interessamento di molti, la regione siciliana optò per l'acquisto dell'immobile visto il suo valore storico e simbolico. L'obiettivo è quello di realizzare un contenitore culturale il cui utilizzo ovviamente deve essere in armonia con i luoghi. Dal momento dell'installazione del tetto in forma precaria, nulla è però accaduto, e persino l'illuminazione artistica fatta installare dal comune di Pachino rimane guasta, tale da non valorizzare la storica facciata. Le condizioni interne inoltre non sono visibili per effetto della chiusura dell'immobile.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 10-07-2012 - Categoria:
Cronaca