«Portopalo: cultura e tradizioni». E' il titolo di una rassegna che si terrà in estate nell'estremità meridionale della provincia. L'iniziativa è promossa dal Comune di Portopalo che con questa rassegna intende offrire un contenitore ad alto contenuto artistico e culturale, data anche la richiesta che riguarda questa zona. La cultura insomma richiama turisti in modo consistente anche in una stagione che sembrerebbe invece votata per il divertimento e gli spettacoli. Con questa rassegna inoltre il Comune di Portopalo promuoverà alcune produzione letterarie di autori locali o con testi che hanno a che fare con argomenti legati al territorio. Tra queste ci sarà il primo libro postumo di Corrado Arangio, corrispondente di questo giornale da Pachino e Portopalo, recentemente scomparso.
Un libro che fa la storia dell'iter che portò Portopalo a diventare comune autonomo. Un testo destinato probabilmente a far discutere, come quasi sempre avviene quando si toccano argomenti che hanno a che fare, sia pur a distanza di decenni, con vicende politiche ma che ha nella sua globalità tutte le caratteristiche di un lavoro di ricerca e di analisi molto dettagliato e pungente.
Caratteristiche queste che in tanti hanno avuto modo di riscontrare nella lunga attività pubblicistica di Corrado Arangio. Nella premessa l'autore chiarisce già i contorni del libro. «Molteplici fattori concorsero alla conquista dell'autonomia di Portopalo - scrive l'autore - e fra i tanti determinanti furono la fortuna e l'abilità. La fortuna a seguito delle disastrose condizioni politico-amministrative che si vennero a creare in quegli anni a Pachino, l'abilità del dottor Gozzo e del comitato nel sapere sfruttare le circostanze favorevoli». Un libro dove si fanno nomi e cognomi di coloro che lottarono per rendere Portopalo autonomo da Pachino e di altri che invece tramarono prima per bloccare poi per frenare l'iter amministrativo che si concretizzerà nel marzo del 1975 dopo numerosi colpi di scena ultimo dei quali l'esito della prima tornata elettorale che bocciò chi dell'autonomia amministrativa era stato l'artefice.