L’eredità dei nostri padri

L’eredità dei nostri padri C’è qualcosa, dal basso, che si muove e che vorrebbe avere voce. Girodivite è in ascolto.
di Sergej, Data 1 dicembre 2005

Terra bruciata. Per la prima volta dal dopoguerra, e probabilmente da un paio di secoli a questa parte, la generazione dei 12-14 anni di oggi si ritroverà, appena diventerà adulta, più povera rispetto alla nostra generazione e alle generazioni che ci hanno immediatamente precedute. La nostra occidentale società dei consumi sta producendo questo splendido risultato. Stato sociale, pensioni, welfare e amenità del genere saranno tra poco un ricordo. I nostri governanti stanno facendo di tutto per far sì che questo ricordo sia il più possibile sbiadito e sgradevole. Perché l’oggi deve essere sempre il migliore dei mondi possibile e del domani non s’ha da avere certezza. Il nostro mondo si configura sempre di più come un mondo della terra bruciata, dell’uccisione del futuro.

L’eredità dei padri. Il recente provvedimento fiscale che permette agli anziani di potersi pignorare la casa, per potersi pagare le medicine, si muove all’interno di questo contesto. Una carognata, certamente: alla loro morte gli eredi, anche se non pagheranno tasse di successione, si ritroveranno con una casa di debiti da pagare. Si rimandano al "poi", alle generazioni successive, le magagne di oggi. Si inquina lasciando a noi stessi e ai nostri figli il mondo sempre più sporco e allagato; i bilanci dello Stato vengono taroccati in modo da far sì che ai problemi ci pensino altri dopo; il problema del lavoro viene bypassato con il precariato; le risorse vengono depauperate; il falso in bilancio non può essere un reato.

Un mondo di valori in vendita. Ci sono state generazioni che hannno lottato, che magari non sono riuscite a raggiungere tutto quello per cui hanno versato sangue (senza retorica, è stato proprio così). Ma hanno comunque cercato di trasmettere la speranza. Che un mondo possibile era possibile, che c’era gente che era stata onesta e aveva in sé il pensiero della differenza rispetto ai ladri e ai mafiosi, e che tali valori potessero essere fondanti. Nei primi anni Sessanta in Italia i ragazzi scendevano in piazza contro i celerini e le gabbie salariali, in nome dei valori della Resistenza e della guerra partigiana. Oggi in edicola trovi i calendari delle veline, accanti a quelli di Mussolini e di Che Guevara. Se devi vendere, non te ne frega più delle differenze e i tuoi clienti sono consumatori, target di marketing.

Tutti in trincea. I gruppi asseragliati dalla globalizzazione (altri la chimano americanizzazione, ma probabilmente entrambi i termini non sono sufficienti) sono come l’ultimo drappello di yankies attorno al Generale Custer. Sparano, sparano, sparano. Senza più speranza di uscirne vivi. I cattolici attorno al loro papa germanico. Gli americani impaludati in Irak. I DS senza più uno straccio di programma. Un poeta una volta scrisse sulla speranza dei barbari: una città che attende la fine, e probabilmente con la fine un nuovo inizio, o un inizio diverso. Poi, neppure i barbari sono venuti a salvarci...

Il quartiere scende in strada. Poi, improvvise fiammate. In Val di Susa la comunità scende in piazza contro la TAV e il pericolo dell’amianto. Ad Augusta Priolo e Melilli il comitato cittadino raccoglie migliaia di fime contro il progetto del termovalorizzatore. In Val di Noto ci si mobilita contro le trivellazioni. A Porto Marghera il comitato per i morti di amianto e di chimica... E alla periferia di Parigi, come non avveniva più dall’Ottocento, il sottoproletariato brucia tutte le auto che trova parcheggiate in strada. C’è qualcosa, dal basso, che si muove e che vorrebbe avere voce. Girodivite è in ascolto.
Fonte: Girodivite.it il 01-12-2005 - Categoria: Cronaca

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