La chiesa Madre di Pachino

La chiesa Madre di Pachino Verrà presentato venerdì prossimo il nuovo libro del giornalista pachinese Corrado Arangio, "La Chiesa Madre di Pachino", scomparso nell'estate del 2002. Alla presentazione sono stati invitati numerosi giornalisti e redattori del nostro quotidiano in considerazione della lunga collaborazione professionale di Arangio con "La Sicilia" come corrispondente dai comuni di Pachino e Portopalo di Capo Passero. Il libro, come già scritto in una precedente recensione, è stato distribuito da qualche settimana. Una pubblicazione, la seconda postuma del giornalista pachinese, che si segnala per i numerosi riferimenti storici che l'autore ha inserito. Si fa riferimento, in modo dettagliato e tenendo come riferimento elementi oggettivi, anche a due parroci entrati nella storia di Pachino: Sultano e Spiraglia. La parte finale è inoltre arricchita da alcune foto d'epoca e dalla pubblicazione di alcuni documenti ufficiali che Arangio ha trovato dopo una lunga e paziente ricerca in alcuni archivi parrocchiali. Il libro arriva pochi anni dopo quello sulle "Ingiurie di Pachino".

Le altre fatiche letterarie di Arangio, giunte a pubblicazione, hanno riguardato il musicista Saverio Ciavola e la frazione storico-turistica di Marzamemi. Poco prima del suo decesso Arangio aveva inoltre consegnato al sindaco di Portopalo Cammisuli, la bozza definitiva di un altro libro, relativo alla storia amministrativa portopalese, dagli anni venti all'autonomia da Pachino, raggiunta con legge regionale nel marzo del 1975. Alla presentazione interverranno, oltre ai sindaci di Pachino e Portopalo, anche il sottosegretario di stato ai beni culturali, Nicola Bono, e i giornalisti siracusani Salvo Fruciano (Rai) e Aldo Mantineo (Ansa).

Sergio Taccone
Fonte: LaSicilia.it il 27-11-2004 - Categoria: Cultura e spettacolo

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Caposaldo Nord Ovest

E' un vero peccato, che la prima chiesa di Pachino, la più antica, la più bella, la più venerata e amata: abbia i campanili destro e sinistro imbracate da fasci di legname, oramai fatiscente e cadente, da almeno una diecina d’ anni. Tiranti in ferro ne cingono le alte mura e ne raccolgono, come una balla di paglia delle antiche trebbiatrici a forma di cassa da espatrio: le forti, alte e possenti murature settecentesche. Mentre le pareti che si ergono altissime e libere sul lato ovest: la fanno sembrare una quinta cieca di un condomino anni novanta di Catania. Mai colore scelto dalla incompetente soprintendenza di Siracusa, fu tanto inappropriato: visto che, probabilmente, essa era stata di probabile colore bianco prodotto da calce spenta: estratta e prodotta nella vicina calcara di Cugni-Stallone.
La facciata principale realizzata con la dorata pietra arenaria, molto probabilmente,ma è sicuro: venne estratta dalle latomie di Marzamemi, che insistono nelle immediate vicinanze del Palmento di Rudini: fatto costruire negli anni ruggenti del più importante politico di Pachino e della famiglia Starrabba che riusci a diventare il Primo Ministro d’Italia. Lottava per il potere direttamente con Crispi,anche s edello stesso partito: altro verace e sanguigno statista siciliano. Di cui si conoscono gli scandali della più nota bancarotta dei primi del 900, della "Banca Romana": che emetteva denaro cartaceo senza averne la corrispondente contropartita in oro. Uno scandalo che chi non è dentro la storia, di quegli anni,oggi, non può ricordare.
La chiesa madre, alta e austera è legata srettamente alle antiche leggende, paesane, che ne narrano e tramandano l’improbabile collegamento in sotterranea con la antichissima grotta carsica di Calafarina. La quale grotta, abitata fin dal periodo neolitico rinnova e tramanda storie di regine e di tesori incantati che hanno sempre conferito a quell’antro angusto e buio: diverse e improbabili fantastiche leggende che corrono indietro nel tempo da almeno 900 anni. Da quando la Sicilia e la città di Noto, per ultima, vennero espugnate e sottomesse alle orde arabe e musulmane che per decenni, con il pirata Dragut, avevano imperversato e minacciato i mari del Promontorio. Con arrivo dei Normanni le cose cambiarono e Ben –Avert, morto in battaglia, lascio la moglie e la figlia: le quali, furono costrette ad abbandonare per sempre la Sicilia. Non sicuri di potere portare in salvo, in Egitto, gli immensi tesori ,condotti da dorso di cento muli, e da centinaia di schiavi: vennero celati e nascosti nelle viscere della terra all’interno della grotta di Calafarina. Castelli incantati e tesori nascosti, miserande e tristi anime di fantasmi ne cantavano immortali le venture che tratteggiano la vagheggiata leggenda di quel meraviglioso e calcareo lembo di terra del Cavettone. Che nella sua incredibile e variegata vegetazione, cui era ricoperta allora: se ne tramandano di generazione in generazione le fantastiche e plurime leggende.
Chiesa Madre, casa di tutti i credenti cattolici e palombella bianca nei colori degli interni che le conferiscono l'eleganza e la candida luce di una bomboniera. Che tagliata dai dorati fasci di luce del tramonto, che penetrano dagli alti finestroni: promana, calda e sensuale, la vicinanza e la recondita e significativa vicinanza con Dio.

Tra il sacro ed il profano: io, vi do, gentile ma sanguigno: la mano!

Cordiali Saluti. Spiros