L'Agenzia spaziale Usa ha sviluppato un software che arriva quasi a leggere i pensieri: analizzando i comandi nervosi che arrivano alla gola, esso riesce ad anticipare le parole che si vogliono pronunciare.
Uno strumento capace di leggere il pensiero. O meglio: di interpretare le intenzioni verbali di chi sta per parlare. La Nasa lo ha appena messo a punto e lo ha già provato, in via del tutto sperimentale, per concludere che il sistema può funzionare anche se per adesso il marchingegno riconosce soltanto poche parole.
FUNZIONA COSÌ
Il «traduttore di pensieri» funziona riconoscendo i segnali nervosi che arrivano dal cervello e che passano per la gola prima di diventare parole. Lui intercetta il tutto nel passaggio dei segnali fra la lingua e le corde vocali, cioè prima
CUI PRODEST
Il sistema sub-vocale permette che le parole, appunto, arrivino all'orecchio umano, quindi senza il bisogno che vengano pronunciate. I tecnici della Nasa per adesso non gli hanno dato nemmeno un nome: lo chiamano semplicemente «sistema sub-vocale» e sperano di poterne fare un vero e proprio «interprete» della parola. Per la verità ne vedono già anche l'utilizzo: sarebbe utile agli astronauti, alle persone che lavorano in ambienti rumorosi, ai portatori di handicap o, più in generale, a chi ha problemi con l'uso della parola.
SENSORI
Nella fase sperimentale i ricercatori hanno piazzato dei sensori su alcuni volontari nella parte compresa fra il mento e il pomo d'Adamo: «Abbiamo scommesso tutto sui segnali biologici che si producono quando si legge o quando si rimugina qualcosa nella propria testa, con o senza il movimento delle labbra o del viso» racconta il dottor Jorgensen, del Centro di ricerca della Nasa di Moffet field, in California. Per adesso i sensori riconoscono solamente sei parole e dieci cifre che i ricercatori ripetono sub-vocalmente. Il riconoscimento delle parole è stato corretto per 92 casi su 100.
Fonte: Panorama.it il 20-03-2004 - Categoria: Cronaca