“Ticket sui farmaci e falsi poveri? Tutto concluderà con un ulteriore danno allo Stato, ulteriori costi, e la paralisi della giustizia”. Ad affermarlo l'avvocato Antonino Campisi, difensore di fiducia di molti dei “falsi poveri” che hanno sottoscritto le autocertificazioni dichiarando redditi inferiori ai 12 mila euro annui per beneficiare dello sconto sui Ticket. Un fenomeno, quello delle false attestazioni scoperte dalla Guardia di Finanza che ha coinvolto la città di Rosolini con molto clamore, ma che da qualche mese è scoppiato anche a Portopalo di Capo Passero. Nel paese più a sud d'Italia addirittura la percentuale di sottoscrittori delle ricette è pari circa al 10% della popolazione (315 ricette su 3.400 abitanti) e oggi tutte queste persone si trovano a dovere affrontare un processo per falso e truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale. Ma al di là del clamore mediatico, tutto rischia di essere una bolla di sapone. “Lo Stato, - dice l'avvocato Campisi- ha subito un danno quasi insignificante, perché nella maggior parte dei casi sono violazioni che hanno permesso il mancato pagamento di cifre irrisorie che vanno da 1,50 euro a 3 euro. Le mille e trecento persone denunciate a Rosolini hanno portato un danno quantificabile in un massimo di 3-4 mila euro, danno dovuto non già ad un intento di truffa, ma, per lo più ad erronee informazioni da parte dei farmacisti che non hanno opportunamente fornito spiegazioni, o a difficoltà nel comprendere la differenza tra reddito personale e reddito familiare, o ancora a leggerezza”.
Ma al danno si aggiungerà irrimediabilmente la beffa poiché lo Stato non riuscirà a recuperare neanche una lira delle somme perse. “Tutti i processi penali che si instaureranno per questa presunta truffa, - ha continuato l'avvocato Campisi- si concluderanno con decreti penali di condanna che, visti i precedenti, saranno all'incirca di 2000 euro ciascuno, somma che per tutti sarà condonata poiché si tratta di reati anteriori all'agosto 2006 e dunque rientranti nell'indulto. Lo Stato inoltre oltre al mancato recupero di somme, dovrà affrontare una mole non indifferente di processi. Almeno il 50% dei decreti saranno impugnati, ed i processi graveranno sul Tribunale di Avola con un dispendio enorme di energie oltre che di costi». Bisogna ora chiedersi, osserva Campisi, se ne valeva realmente la pena, atteso che ad esempio, ad Augusta, quasi tutte le opposizioni si sono concluse con assoluzioni.
L.S.
Fonte:
LaSicilia.it il 23-05-2007 - Categoria:
Cronaca