Brancati come Calvino, due intoccabili. Di Grado attacca Scalia per un vizio antico della cultura di sinistra che rifiuta le verità scomode. continua a pagina 23 de "La Sicilia"
Piero Isgrò
N.B. ...a proposito di verità scomode
...purtroppo non è stato possibile reperire l'intero articolo sul web
Fonte:
LaSicilia.it il 29-09-2004 - Categoria:
Cultura e spettacolo
Intoccabili! Perchè?
La risposta sulla presunta "intoccabilità" di Vitaliano Brancati ci proviene dalla prefazione che ne fa Leonardo Sciascia, dei suoi racconti, scritti e commedie, novelle, lettere e racconti: pubblicati nei due volumetti da Bompiani.Infatti il suo curriculum vitae, documenta un Brancati che dopo la giovanile adesione al fascimo "che lo coinvolgeva fino alla punta dell'ultimo capello", nel corso degli anni e dopo una crisi che si alimenta dal rapporto mai reciso con Borgese,intellettuale italiano costretto a emigrare in America per le sue idee liberali e libertarie: Brancati si rende conto, nel tempo, della enormità caricaturale dell'immagine che il fascimo gli produce dentro al suo "Io" più profondo. Tanto da indurlo a usare sempre con maggiore forza la sua carica ironico-comica per descrivere questo "fenomeno" di costume e non solo di questa "deriva di a-cultura" della vita nazionale che proviene dall'abuso/uso della filosofia Hegheliana. Infatti Vitaliano Brancati dalle prestigiose collaborazioni con i maggiori quotidiani e riviste romane dell'epoca, Tevere,Quadrivio, improvvisamente, per una crisi intellettuale si ritira a vita privata. Ritornando in Sicilia e vincendo un concorso si appresta per qualche anno, ma continuando ad inviare qualche rado intervento letterario, a fare il professore di una scuola elementare di Caltanissetta, dove tra gli alunni vi è, appunto, anche Leonardo Sciascia.(Gli anni della noia) Dopo la guerra e la caduta del fascimo torna a Roma. E dopo un momentanea adesione fiduciale alle nuove idee e alla cultura imperante della sinistra, se ne distacca quasi subito per la metaforica e cangiante posizione di diversi intellettuali che come per incanto, come ricorda il Tommasi di lampedusa nel suo Gattopardo, sono pronti ad andare incontro al nuovo che paradossalmente non cambia! "Non a caso nel 1947 si fa più intensa e accesa la polemica con Palmiro Togliatti sul rapporto politica-cultura." Se grandi scrittori, in quegli anni, cambiano posizione e aderiscono alla nuova cultura di sinistra: Vitaliano Brancati rimane fermo nella sua posizione di sostanziale equidistanza da tutti gli "ismi". Per cui mi sembra fuori luogo e senza tempo raffigurare un Vitaliano Brancati come intellettuale e prodotto solo della cultura della sinistra. Se alcuni intellettuali più avveduti sulla cultura in generale e sulla funzione propria degli intellettuali di sinistra- come ha ricordato Umberto Eco in un recente incontro a Torino, in memoria di Bobbio- elogia la posizione di Calvino per la funzione propria che attribuisce agli intellettuali e la fa sua: questo va a tutto merito degli intellettuali di sinistra che come Eco non accettano le posizione statiche e preconfezionate. Ma che si attribuisco la funzione propria di " grilli parlanti" e dunque di costante stimolo e critica serrata alle posizioni residuali e statiche che nonostante tutto la sinistra più ideologica conserva. Finisco con una mia interpretazione della cultura e della funzione della cultura di sinistra che nel tempo ho assimilato dalle mie letture e la elaborazione di quello che in fondo in fondo penso: "La cultura di sinistra "vera" ha sempre bisogno di raggiungere e superare nuovi traguardi e intravvedere da essi nuovi e rosei e plurimi orizzonti."
Cordiali Saluti. Spiros