Torna al centro del dibattito politico la STU, ossia la società di trasformazione urbana che dovrebbe essere costituita per recuperare e rendere fruibili i locali dell'ex stazione ferroviaria da tempo dismessi dalle ferrovie dello Stato e che oggi versano in condizioni di fatiscenza. L'argomento sarà oggetto di dibattito al prossimo consiglio comunale, atteso anche per verificare gli equilibri politici e la tenuta della maggioranza dopo le fibrillazioni di Forza Italia. Nella riunione dei capigruppo svoltasi nei giorni scorsi pare sia stato raggiunto l'accordo per inserire la questione dell'ex stazione nell'ordine del giorno della prossima riunione consiliare. La convocazione però non è ancora stata fatta, essendo stata rinviata alla prima decade di febbraio. Un segnale interpretato da molti quale sintomo di un consenso di massima già raggiunto tra le forze politiche ma che abbisogna di ulteriori limature. La costituzione della società mista pubblico-privato per il recupero dei locali dell'ex stazione ha avuto un iter burrascoso. La proposta iniziale dell'amministrazione era quella di costituire subito una società con dei privati non ancora ben identificati, e nelle variazioni di bilancio erano stati individuati anche i fondi necessari alla istituzione, circa 35 mila euro. La questione incontrò le perplessità di alcuni partiti tra i quali principalmente l'Udc. I dubbi sollevati anche all'interno del civico consesso su tale soluzione, fecero recedere l'amministrazione comunale dal suo intendimento originario.
L'alternativa individuata fu all'insegna della prudenza. L'idea che è sembrata accreditarsi maggiormente infatti è stata quella di conferire un incarico ad un professionista (pare già individuato), per elaborare uno studio di fattibilità. L'amministrazione dunque intende valutare le prospettive che l'attuale struttura dell'ex stazione potrebbe avere. Il dibattito politico pertanto si è spostato, incentrandosi sulle modalità di conferimento di questo incarico. A non essere chiaro è il perché il conferimento di uno studio di fattibilità ad un professionista esterno debba essere ratificato da un atto di indirizzo consiliare e non venga conferito direttamente dalla giunta come invece è di prassi. L'amministrazione comunale giustifica la scelta sostenendo di volere un atto di indirizzo, ma la motivazione non convince i più. Se infatti un atto di indirizzo era giustificabile nella diretta costituzione di una società mista, ora che si vuole solo chiedere uno studio per verificare le chance di sviluppo, non si comprende quale atto di indirizzo si renda necessario dato che non deve compiersi nessuna scelta.
Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 26-01-2005 - Categoria: Cronaca