PACHINO - Arriva sui banchi del Consiglio comunale la vicenda delle bollette idriche. A sollevare il problema è stato il consigliere Salvatore Di Fede, che, carte alla mano, durante la seduta di sabato scorso, ha dimostrato come il comportamento dell'ufficio acquedotto unitamente a quello tributi, sarebbe illegittimo. L'ufficio tributi infatti sta procedendo alla messa in pagamento dei ruoli idrici per l'anno 2001, e sta recapitando un resoconto degli importi dovuti dai cittadini per gli anni che vanno dal '95 in poi. Di Fede sostiene la tesi dell'illegittimità di questo comportamento, dato che la prescrizione è quinquennale, per cui le somme non pagate potrebbero essere richieste soltanto a partire dal '98. Al contrario l'ufficio ritiene esigibili le somme dovute dagli utenti per tali annualità perché la prescrizione sarebbe stata interrotta dalla messa al ruolo dei consumi già nel 2000. Questa risposta ovviamente non convince il giovane consigliere, che dai banchi del civico consesso tuona contro l'ufficio che, a suo modo di vedere, non riesce a dimostrare che le somme richieste agli utenti sono esigibili. "E' l'ufficio che deve dimostrare che il cittadino ha un debito, e non il cittadino che deve provare di non averlo", dice Di Fede, e spiega che una circolare del 2000 sancisce l'inesigibilità delle somme tramite ruolo, che non esiste più già dal 1981, e che la prescrizione quinquennale decorre dal momento in cui la somma è esigibile e non da quando l'ente decide di esigerla. Pertanto visto che i canoni del '95 potevano essere richiesti già dall'anno successivo cioè nel '96, tali somme sarebbero andate in prescrizione nel 2000, e questo vale anche per gli anni successivi fino al '98. Anzi, secondo quanto afferma Di Fede, se l'ufficio non richiederà il pagamento secondo le norme di legge, alla fine dell'anno anche il '98 risulterà prescritto. A ciò andrebbe ad aggiungersi che le richieste di pagamento inviate per posta semplice non costituiscono una ingiunzione, mentre la prescrizione si interrompe solamente con atti ingiuntivi.
"Mi dispiace -commenta Di Fede- che la prescrizione salvi tanti cittadini morosi, che a tempo debito non hanno saldato il conto con le casse comunali, ma sicuramente tra di loro ve ne sono anche altri che non hanno pagato perché non sapevano di dover pagare. Numerose infatti sono le utenze che non sono esattamente corrispondenti a coloro che realmente utilizzano il servizio, e molti sono i cittadini che per semplici disguidi non hanno mai ricevuto gli avvisi di pagamento. Inoltre, se è vero che tra di loro ci sono alcuni morosi, è anche vero che la responsabilità di ciò è addebitabile anche agli uffici che non sono riusciti ad esigere i pagamenti per tempo. Gli organi municipali -continua Di Fede- persistono in un comportamento non corretto. Si sta riproponendo infatti un problema molto simile a quello già sollevato nel 2000, quando l'amministrazione Adamo riteneva che delle semplici lettere inviate a mezzo posta ordinaria potessero costituire ingiunzioni di pagamento, il cui termine di scadenza veniva considerato perentorio anziché ordinatorio". Intanto il sindaco ha promesso di attenzionare meglio il problema per accertare le ragioni esposte in aula, ed il Presidente del civico consesso ha annunciato l'indizione di un apposito consiglio comunale dedicato all'argomento. Peccato che tutto questo avvenga quando già gli avvisi di pagamento sono stati recapitati e tanti cittadini hanno proceduto al versamento delle somme dovute che, tra l'altro, non sono ripetibili, cioè non è previsto il rimborso. Peraltro alcuni giovani avvocati si sono già dichiarati pronti, senza percepire alcun onorario ad assistere legalmente gli utenti che vorranno fare ricorso.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 02-12-2003 - Categoria:
Cronaca