Devo ammettere che qualche anno fa, quando Gioacchino La Corte decise di intraprendere la battaglia per lo svincolo di Pachino, non la considerai una cosa buona. L’idea di dovere modificare un qualcosa, che era stato programmato così tanto tempo fa, proprio a ridosso dell’inizio dei lavori, mi faceva pensare ad una battaglia neanche donchisciottesca, ma dannosa. Le possibilità, infatti, di poter bloccare i lavori erano così tante da averci fatto pensare, alla maggioranza dei pachinesi, di dover accettare così com’era il brutto progetto, che teneva in conto chissà quali interessi. Interessi che oggi sembrano contrastare con quelli della popolazione pachinese e di portopalo, e possiamo dire pure di quella netina, che non beneficiano affatto dello svincolo piazzato proprio dove si trova adesso.
Meglio uno svincolo un pò scomodo, credevamo, che nessuno svincolo e nessuna autostrada. Oggi, però, la realtà è peggiore delle peggiori previsioni. Lo svincolo di Calabernardo è un esempio di pazzia progettuale, che immette lo sbocco autostradale in una viabilità da pista ciclabile, non certo da traffico del 2008. E questa è una realtà inoppugnabile. Per tentare di dare soluzione al problema di questi giorni, le ipotesi sarebbero due:
1)lo svincolo alla “cianata di maria”, come vorrebbe Iachino;
2)l’eliminazione dei caselli e la costruzione della bretella, come afferma Aliffi.
Secondo me sono tutte e due sbagliate e inutili.
Partiamo dalla seconda: ha ragione Iachino quando dice che la costruzione della bretella sarebbe un inutile dispendio di risorse. Costruire una bretella significherebbe solamente arrivare prima all’ingorgo, non lo eviterebbe di certo. Anche perchè, la bretella potrebbe un pò agevolare il traffico verso Pachino, ma quello da e per Noto non ne gioverebbe per nulla, quindi situazione pressocchè invariata. L’eliminazione dei caselli, inoltre, è una soluzione abbastanza traballante. Ad oggi i caselli non ci sono, ma la fila si. E la fila si forma non tanto prima dell’eventuale pedaggio, ma dopo. A causa, sappiamo, della viabilità provinciale che non è all’altezza.
Dico anche che non possiamo immaginare di togliere caselli da un’autostrada data in concessione proprio per speculare sui pedaggi. Così come avviene nel resto d’Italia, anche dalle nostre parti ci dobbiamo abituare a pagare per un servizio infrastrutturale che ci dovrebbe far risparmiare tempo e, quindi, denaro. D’altra parte non mi pare di aver mai visto turisti che a Taormina tornino indietro, con uno svincolo anche peggiore del nostro. Non va bene neppure la prima ipotesi, quella caldeggiata da Iachino. Per gli stessi motivi appena elencati, non possiamo immaginare una società che gestisce l’autostrada acconsentire a costruire uno svincolo, con relativo casello, ad appena 3-400 metri dopo. Troppo aggravio di spese, oltre che per la costruzione dello svincolo e delle infrastrutture, anche per l’aumento di spese di personale e di manutenzione.
Cosa fare allora ?
Nelle varie occasioni di confronto e dialogo con l’ex presidente della provincia, Bruno Marziano, adesso neodeputato regionale del PD, è venuta fuori la classica soluzione che si può definire l’uovo di colombo.
Esiste, infatti, nella progettazione provinciale della presidenza Marziano, in materia di viabilità, l’ipotesi di modificare il tracciato della Noto Pachino in maniera tale da risolvere, o quasi, il problema degli ingorghi.
Dalle mappe catastali, e dalla verifica diretta, viene fuori che nel tratto che va dal primo incrocio della SP 19 Noto Pachino, con la SP 35 che si immette nella SS115 tratto Noto-Rosolini, quello per intenderci dove prima era un semaforo, e i successivi due-tre chilometri si potrebbe pensare alla costruzione di un tratto stradale che si congiungerebbe direttamente con lo svincolo dell’autostrada, tagliando dritto il territorio, più o meno allo stesso livello di altitudine. Certamente l’intersezione dovrebbe essere pensata con una rotonda o altro sistema che tuteli la sicurezza del traffico sulla Noto Pachino.
Con l’ausilio di una mappa, prelevata da Google, raggiungibile all’indirizzo:
sarà più semplice farsi comprendere.
La soluzione prospettata è concretamente più realizzabile delle altre ed è anche più economica. Costerebbe meno della bretella, sarebbe di minore impatto ambientale, non passa dalla zona protetta di riserva e pre-riserva, e sarebbe più efficace in termini di smaltimento del traffico. Il traffico, soprattutto quello commerciale di Pachino, avrebbe una dignitosa via di ingresso all’autostrada e gli stessi netini, soprattutto nel periodo estivo, la preferirebbero al tratto attuale, che rimarrebbe comunque utilizzabile e il territorio ne sarebbe qualificato.
Quanto alle eventuali abitazioni, ormai il danno grosso è stato fatto, ma dal punto di vista della collettività, se dovesse essere necessario sacrificare qualche abitazione, con il giusto e dovuto compenso, si potrebbe benissimo provvedere ad un esproprio per pubblica utilità.
Non sono certamente un tecnico, neppure mi sogno di sostituirmi ad essi, tuttavia, se questo progetto dovesse avere, e nei prossimi giorni cercherò di scoprirlo meglio, la carte in regola per essere realizzato, allora chiederò a Gioacchino LaCorte, e a tutti coloro vorranno intestarsi una battaglia per il nostro territorio, signor Aliffi compreso, di cambiare strategia e seguire le vie del possibile.
Svincolati saluti a tutti, Turi Borgh.