Solo uno dei ventiquattro presunti affiliati alle cosche mafiose che gestirebbero le estorsioni e lo spaccio della droga a Pachino e a Portopalo, è riuscito a ribaltare nel processo di appello la sentenza di condanna di primo grado. Si tratta del catanese Ignazio Bonaccorsi , che ha visto cancellati i quattro anni e otto mesi di reclusione che gli erano stati inflitti nel marzo del 2001. Per il resto i giudici della Corte d'Assise d'Appello (presidende Gustavo Cardaci, a latere Luigi Russo) hanno quasi interamente confermato il verdetto emesso più un anno e mezzo fa dalla Corte d'Assise di Siracusa. Le differenze riguardano la quantificazione delle condanne, che per dodici dei ventitrè imputati riconosciuti colpevoli, sono state solo raramente di una certa consistenza rispetto al primo grado di giudizio. Due imputati hanno visto appesantirsi la pena che dovranno scontare.
Uno è Corrado Vizzini , ritenuto uno degli esponenti di maggiore spicco delle cosche pachinesi: gli sono stati inflitti tredici anni e otto mesi di reclusione a fronte dei dodici del verdetto di primo grado; l'altro è Angelo Listro , la cui condanna è cresciuta da 10 anni e 8 mesi a undici anni. Ha avuto, invece, ridotta di dodici mesi la condanna di primo grado Corrado Giuliano , fratello del presunto boss Salvatore: gli sono stati inflitti diciassette anni. Più consistenti le riduzioni ottenute da altri due imputati, Gaetano Di Rosa e
Paolo Iacono , per i quali le condanne sono state calcolate in continuazione con altre subite in precedenza per analoghe vicende: il primo, che in primo grado aveva subito una pena a 10 anni e otto mesi, ha avuti inflitti cinque anni e sette mesi; il secondo, invece, dovrà scontare cumulativamente dieci anni e otto mesi. Uno “sconto” di otto mesi lo ha ottenuto, invece, Sergio Gregori , condannato a dieci anni. Leggere riduzioni di pena anche per Salvatore Aversa, Armando Avolese, e Giovanni Spinale condannati ciascuno a nove anni di reclusione, e per Giuseppe Nieli, condannato a otto anni e quattro mesi.
Inoltre per Giovanni Arangio , condannato a quattro anni e 800 euro di multa, e per Gaetano Di Rosa , che ha avuti inflitti cinque anni e sette mesi. Per i restanti undici imputati le condanne di primo grado sono state confermate. Dodici anni sono stati inflitti a Concetto Fazio ; dieci anni e otto mesi a
Giovanni Falco; nove anni e quattro mesi ciascuno ad
Aurelio e Sebastiano Balbo, Tommaso Tropea e Ferdinando Di Mauro; otto anni e quattro mesi a Giuseppe Notaris . Confermate le condanne anche ai quattro pentiti che con le loro rivelazioni hanno fornito prove determinanti agli inquirenti: sei anni e otto mesi sono stati inflitti a Roberto Falco ; sei anni ciascuno a Salvatore “Sam” Avolese e al figlio Orazio Maurizio ; quattro anni, infine, a Luigi Caruso. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Giuseppe Sena, Luigi Caruso Verso, Aldo Ganci, Franca Auteri, Maurizio Bonaccorsi, Corrado Valvo, Maurizio Abbascià.
I difensori hanno provato a convincere i giudici dell'inattendibilità dei pentiti, ma evidentemente non ci sono riusciti. Una carta importante nelle mani della difesa era la lettera con cui Orazio Maurizio Avolese chiedeva a un suo amico di andare a ricattare le famiglie degli imputati che accusava. L'avvocato Luigi Caruso Verso l'ha consegnata alla Corte giovedì, prima che si ritirasse in camera di consiglio. Ma la mossa, sicuramente rilevante, non ha prodotto i risultati sperati.
Fonte:
La Gazzetta del Sud On Line il 08-12-2002 - Categoria:
Cronaca