Mare nostro insanguinato

Alle 3,25 in punto il grosso mercantile del compartimento marittimo di Gibilterra ha ormeggiato al molo 2 di Sant'Antonio di quello che, molti anni fa, era il porto di Siracusa. Sulla terraferma è tutto pronto da ore per accogliere con senso di solidarietà umana i profughi salvati dall'equipaggio polacco della «Zuiderdiep». La Croce Rossa ha già allestito l'ospedale da campo per garantire l'assistenza medica ai 73 clandestini, dei quali 70 sono uomini e tre donne. Assieme ai medici e agli infermieri della benemerita organizzazione nella tenda sono in attesa gli uomini e le donne di «Medici senza frontiere». L'assessore comunale Vincenzo Vinciullo, con indosso il giubbotto recante la scritta «Protezione Civile», è attivissimo nel preordinare le operazioni di soccorso e di pronto intervento. Prima di arrivare al molo, alla testa di una colonna di autoambulanze e di mezzi, l'assessore Vinciullo aveva già fatto approntare le due palestre della scuola materna di Via Villa Ortisi per ospitare i disperati di colore, probabilmente provenienti dalla Liberia, dalla Sierra Leone e dalla Costa d'Avorio. Attivisissimo è il vice comandante della Capitaneria di Porto, Massimo Di Raimondo, nel predisporre il piano d'intervento per il trasbordo dei profughi a terra.

Il comandante Di Raimondo da diverse ore era impegnato nel coordinamento delle operazioni di soccorso, precisamente dalle 18,30 di sabato, dopo che dalla sede generale delle Capitanerie di Porto di Roma, era stato diramato l'ordine a quella di Siracusa di mandare i mezzi nautici a disposizione a circa 100 miglia a sud est di Portopalo per provvedere ai primi soccorsi dei disperati già issati a bordo del mercantile. Con il comandante Di Raimondo il coordinamento delle operazioni di trasbordo dei clandestini viene effettuato dal dirigente del commissariato porto, Angelo Migliore che, appena è in grado di scendere a terra, dichiara: «Ne ho visti molti di sbarchi di clandestini, ma mai mi era capitato di vedere scene così impressionanti come quelle che ho visto questa notte. Tra sofferenze indicibili ho però anche visto una donna in camice bianco, la dottoressa Pignatello, che è stata meravigliosa e ingegnosa nel trovare i rimedi per strappare alla morte almeno otto di questi sventurati africani. Grazie a una pompa di calore, allo zucchero che è riuscita a trovare nella nave e a delle lattine di «coca cola», la Pignatello è riuscita nell'ardua impresa di rianimare i clandestini che sembravano destinati a sopperire a causa degli stenti patiti in quindici giorni di navigazione in balia del mare».

Dalla nave, con grandissima fatica, gli uomini e le donne della Croce Rossa, della Protezione Civile, della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri, della Capitaneria di Porto, della Guardia di Finanza, sorreggendoli a braccia, aiutano i clandestini a scendere a terra dove, prima vengono condotti nella tenda-ospedale e i più gravi, con le ambulanze, vengono diretti all'ospedale Umberto I. Quattordici vengono ricoverati in vari reparti per sintomi di assideramento e di disidratazione, i restanti 59 anni vengono condotti nelle due palestre della scuola materna di via di Villa Ortisi, dove vengono rifocillati e dove rimarranno fino a quando il pubblico ministero Filippo Focardi non darà il via libera per il loro trasferimento nel centro di temporanea permanenza di Caltanissetta. All'obitorio del nosocomio viene condotto il cadavere del clandestino stroncato da un collasso cardiocircolatorio per assideramento.

Pino Guastella
Fonte: LaSicilia.it il 09-08-2004 - Categoria: Cronaca

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