MARZAMEMI - Narra una leggenda che l'ammiraglio russo Nicolaiev, naufragato sul litorale della Rada delle tortore - marsà al hamen - Marzamemi, rimase affascinato dalla particolare bellezza del luogo per il mare cristallino e per la costa verdeggiante di timo, santoreggia, palma nana, elicriso, euforbia e ginepro coccolone. Decise di rimanerci per sempre e, a tal fine, italianizzando il suo nome in Nicolaci, cominciò a progettare la costruzione della sua dimora. Poco importa, a chi si lascia ammaliare dalle favole, se nella realtà il Principe Nicolaci di Villadorata diventerà proprietario della tonnara di Marzamemi dopo il terremoto del 1693 e si farà carico di restaurare o edificare ex novo alcuni fabbricati.
Davvero suggestivi e particolari come il palazzo, la camperia, la casa del forno, la loggia, il deposito per le barche, la chiesetta, per citarne solo alcuni, dando vita ad un fondale scenografico particolarmente suggestivo attorno alla piazza del Borgo che oggi è attrattiva turistica e zona affollata specie nel periodo estivo. Nella fabbrica del Palazzo del Principe, furono utilizzati blocchi di arenaria provenienti dalle cave di contrada Lettiera, ma anche di reimpiego recanti iscrizioni arabe. A concludere, poi, anche la resa plastica dell'edificio nel breve tratto di cornicione a nord-ovest del portale d'ingresso una lucertola ad altorilievo. La resa plastica di questo poco noto geconide di Marzamemi, anche se più grossolana (forse per la consistenza della pietra) rispetto a quelli stilisticamente eccellenti del Palazzo del Senato e della Chiesa di San Filippo Neri della città Aretusea, non solo ci riporta al noto motivo-firma dell'architetto ispano-siculo Giovanni Vermexio, ma ce la rende molto più realisticamente vicina al «geco di casa» e quindi parte integrante del muro stesso.
Laura Cassataro
Fonte:
LaSicilia.it il 03-11-2011 - Categoria:
Cultura e spettacolo