Marzamemi non è Rimini

MARZAMEMI - Sta suscitando una vera e propria levata di scudi la proposta del primo cittadino di prolungare il lungomare Starrabba fino all'altezza di viale Ionio ricongiungendo così la piazzetta alla Balata. Un grido di allarme a difesa di un territorio che testimonia una fetta della storia di Pachino, delle sue tradizioni, del suo lavoro. Il timore maggiore lo si riscontra in coloro che temono, così come già avvenuto solo qualche giorno fa con le case del porto, possibili abbattimenti delle costruzioni che sorgono nell'area su cui dovrebbe sorgere il prolungamento della piazzetta. La levata di scudi sembra unanime. «Non vogliamo che la nostra Marzamemi diventi la nova Rimini, - esclama un cittadino nel commentare l'articolo pubblicato dal nostro giornale ieri l'altro- non abbiamo cosa farcene. Vorremmo invece che si iniziasse un'attività di salvaguardia dei luoghi che testimoniano la vita di una borgata, la sua economia, la sua cultura. Ci sono costruzioni forse oggi mal ridotte e quasi in stato di abbandono ma le cui mura raccontano la vita di diverse generazioni. Vogliamo raderle al suolo in nome di un moderno lungomare?» Facile l'analogia con le secolari case del porto o il vecchio municipio. "Adesso che non esiste più nulla, qualcuno sarà contento. Ma con quelle case è scomparsa un pezzo di storia, quella della costruzione del porto Fossa, testimoniata da quelle case che furono il ricovero degli operai e delle loro famiglie che costruirono l'area portuale». «Sono pachinese di adozione - dice Luigia Toso Zisa - ma ricordo quando venni negli anni 70, la bellezza ancora incontaminata di Marzamemi. A poco a poco stanno distruggendo tutto. Ogni angolo rifatto male è un pezzo di vita cancellato. Le autorità dovrebbero vigilare anche nei confronti di quei restauri che mutano irreparabilmente i luoghi». Parole che fanno riflettere soprattutto se si pensa alla saracinesca che da qualche anno ha sostituito il grande portico in una delle entrate della tonnara o alle case dei pescatori le cui entrate sono state recentemente chiuse con dei blocchetti. Ancora più acceso il commento di un operatore commerciale che ha il suo esercizio in uno degli immobili che dovrebbero fare spazio al lungomare: "in questo tratto, -dice- non c'è solo la mia attività, ma anche l'ex lazzaretto, i ricoveri per le barche, i laboratori dei maestri d'ascia. Le nostre concessioni scadranno nel 2006. Se non venissero rinnovate in forza di questo progetto dove andremo ad ubicare le nostre attività? Ci penserà forse il comune così come ha fatto per far realizzare il progetto? Ci verrà forse dato un posto di impiegato comunale? Di cosa vivremo se le attività commerciali che attualmente gestiamo ci verranno tolte?» Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 26-06-2004 - Categoria: Cronaca

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E meno male.....

La valorizzazione dei beni culturali e ambientali ha oramai preso la mano a tutte le forze politiche: questo è fatto altamente positivo. E ci si trova,oramai,di fronte a forze politiche e sociali che hanno davvero a cuore il futuro del proprio territorio.
Il fronte compatto della salvaguardia dei luoghi della memoria ha raggiunto proporzioni enormi ed ampi strati della poolazione vive, oramai, consapevolmente della importanza dei Beni Culturali.

Nella ricerca di nuovi reperti da consacrare alla memoria collettiva, recentemente si è parlato del locale al Porto Fossa di Marzamemi.

Edificio che servi esclusivamente come locale provvisorio per la costruzione del Porto Fossa negli anni 50-60. -Non sono voluto intervenire su questo argomento, visto che poi, alla fine, il giornale La Sicilia, ha finalmente pubblicato la vera natura e funzione di quell'edificio.

Che questa costruzione avesse un minimo di "valore" è da attribuire ai dati anagrafici, propri, fissi ed indimenticabili che sono legate alle vicende, rispettabilisime, alla memoria e alla storia di una famiglia: i Capodicasa, il cui patriarca era, fra l'altro, uno dei più abili e bravi costruttori edili di Pachino.

La stessa vicenda più valere per la memoria delle famiglie che per tantissimi anni hanno vissuto le loro vite nei piccoli edificiotti in riva al mare del Lido e di Spinazza, ora demoliti. Rispettabilissima, la loro memoria,ma, che purtroppo, si scontra con una norma che è oggettivamente è ampiamente da condividere: le leggi e le norme del Demanio Marittimo. Lo stesso, oggi, vale anche per gli edifici che interrompono la prospettiva unitaria di potere ricongiungere la piazzetta esistente e la Balata.
A parte che questa operazione è avvenuta quasi di fretta. Nominando prima, giustamente, un suo tecnico interno e poi faccendo una nuova delibera di incarico a due professionisti locali. A me sembra opportuno ricordare alcuni dati al fine di rendere immediatamente leggibile l'intervento proposto. La disciplina urbanista di questa zona è demandata alle previsioni del Piano di Recupero di Marzamemi. Che, se non sbaglio, individua questa area con la destinazione urbanistica a un parcheggio.Pertanto, qualsiasi soluzione adottata deve tenere conto che costituisce variante al Piano di Recupero di Marzamemi,se non sono eventualmente scaduti i termini giuridici di validità. Inoltre esiste il vaglio della Soprintendenza di Siracusa che deve dare il suo parere. Mi pare che il Piano di Recupero di Marzamemi indica questi edifici, con esclusione del lazzaretto, come destinati alla demolizione.

La progettazione di questo elemente diventa altamente significativo di raccordo fra il nuovo ed il vecchio. L'uso di materiale adatto è incoraggiato in tutte le forme.

La velocità della proposta non ha consentito al Sindaco di avvalersi di prerogative più vaste ed ampie dei suoi poteri. L'ideale sarebbe stato un "concorso di idee" preparato dal Comune di Pachino, come avevano concordato con una sottoscrizione di un preciso accordo fra l' Ordine degli Architetti di Siracusa- e il Comune di Pachino.

Si potrebbe, cosi, tenere conto delle indicazioni emerse e provenienti dalla popolazione e dalle associazioni e dunque di progettare una struttura capace di assecondare e salvaguardare località ed edifici, posti di lavoro, che hanno assunto,ne tempo, un' ampia valenza culturale e sociale generale.
Cordiali Saluti Spiros