PACHINO - Tornano nelle mani del Pubblico ministero gli atti della maxi inchiesta che vede coinvolti amministratori, tecnici e funzionari del comune di Pachino. Ieri mattina, nelle aule del Tribunale di Siracusa, innanzi al Gip Tiziana Carruba, era prevista l'udienza di rinvio a giudizio per diversi volti noti della politica pachinese tra cui l'ex sindaco Giuseppe Campisi, la sua vice Nunziata Nastasi, i consiglieri comunali Aprile, Costa, Guarnaschelli e Nastasi, l'esperto economico Gambareri, i funzionari della casa municipale Blundo, Drago e Minnalà, nonché i componenti della commissione edilizia comunale. Pesanti le accuse mosse agli indagati eccellenti per i quali l'accusa aveva chiesto il rinvio a giudizio, fra cui la corruzione ed il falso ideologico. L'udienza di ieri tuttavia si è conclusa con un nulla di fatto. Gli atti infatti sono stati restituiti al Pm, a causa di alcune irregolarità nelle notifiche. Inoltre non sarebbero stati rispettati i termini di garanzia previsti dal codice di procedura nei confronti degli indagati dopo la richiesta, pervenuta da parte dei difensori di alcuni degli indagati, di ottenere il brogliaccio di tutte le intercettazioni, brogliaccio che peraltro non è stato ancora fornito.
È stata pertanto dichiarata nulla l'udienza di rinvio a giudizio. Ora il Pm Longo, che è subentrato nell'inchiesta al posto dell'ex procuratore capo Roberto Campisi, dovrà notificare di nuovo le richieste di rinvio a giudizio agli indagati e sanare i vizi procedurali rilevati. Dopo di che sarà fissata una nuova udienza di fronte al Giudice. L'inchiesta aveva destato scalpore nelle diverse fasi delle indagini, ed ha scosso gli ambienti politici. Secondo le accuse infatti le assegnazioni di incarichi politici sarebbero stati barattati con voti in consiglio comunale da parte di consiglieri, e lo stesso sarebbe stato fatto con una lottizzazione per la quale diverse perizie ordinate dalla Procura della Repubblica di Siracusa avrebbero accertato irregolarità di svariata natura. L'inchiesta prese il via dopo diverse denunce delle quali alcune anche pubbliche in luoghi istituzionali dove veniva stigmatizzata una gestione piuttosto personalistica della cosa pubblica tale da configurare dei veri e propri reati. L'impianto accusatorio poi sarebbe stato suffragato da una serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali che avrebbero confermato il castello accusatorio portato avanti per la delicatezza delle questioni, direttamente dall'ex procuratore capo Roberto Campisi. Con il trasferimento di quest'ultimo l'inchiesta è passata nelle mani del Pm Longo.
L.S.
Fonte:
LaSicilia.it il 12-12-2008 - Categoria:
Cronaca