PORTOPALO - (di Mario Barresi) È davvero un'estate senza respiro. Per Michele Taccone è più di una iattura, quasi una legge del contrappasso: è il primo cittadino del posto con mare incontaminato e spiagge caraibiche, ma da un po' di tempo non riesce a fare nemmeno un bagno. L'acqua, il sindaco, la usa soltanto come arma di difesa. Martedì l'enorme rogo che ha lambito anche le case di villeggiatura, del quale restano tuttora gli scheletri di paura e di mistero. Ma ieri c'era un altro fronte infuocato da affrontare. A Palermo, nella sede dell'assessorato regionale ai Beni culturali, per sbloccare l'iter di una maestosa incompiuta: il castello dell'isola di Capo Passero. Che poi tanto incompiuta non è, visto che ci sono stati ben tre restauri e la fortezza sarebbe anche pronta per essere aperta.
E proprio per ottenere la riapertura del sito seicentesco è partito ieri l'ennesimo "viaggio della speranza". Con qualche risultato, che nel tardo pomeriggio ci racconta - trafelato - il sindaco Taccone: «Finalmente ci siamo, la fortezza potrà riaprire ai primi di agosto. Assieme al deputato regionale Enzo Vinciullo, ho incontrato l'assessore Sebastiano Missineo, che ci ha assicurato il completamento dell'iter e l'immediata riapertura del sito. Nei prossimi giorni verrà completata la procedura di passaggio dal demanio statale a quello regionale, prevista da un decreto del febbraio del 2011».
E lunedì prossimo alle 9,30 è in programma un incontro operativo alla Sovrintendenza di Siracusa: «Oltre ai vertici dell'ente che ci ospiterà - precisa Taccone - ci saranno anche i rappresentanti della Regione e della nostra amministrazione comunale, per definire gli ultimi dettagli operativi». Che forse non saranno proprio «dettagli», visto che si dovrà stabilire il chi-cosa-come-quando-dove della gestione del castello. A partire dal personale da impiegare: «Noi abbiamo confermato la nostra piena disponibilità a fornire unità comunali o di protezione civile per rafforzare i servizi, nell'ottica della più ampia garanzia di fruizione, come auspicato dallo stesso governatore Raffaele Lombardo, di un sito restaurato spendendo soldi pubblici».
Già, i soldi. Tanto per citare gli ultimi fondi spesi, basta ricordare i circa cinque milioni di euro per la messa in sicurezza, mobili e attrezzature, seguiti dai quasi due milioni di euro spesi nell'ambito del Pit "Ecomuseo del Mediterraneo" per una mastodontica opera di restauro, partita a fine 2007 e terminata a giugno 2009. Un intervento che ha previsto anche un impianto fotovoltaico per la corrente elettrica, con tanto d'inaugurazione in pompa magna accarezzata dalle note del sax di Francesco Cafiso. E poi una nuova chiusura dopo appena due mesi e oltre 3.000 visitatori senza nemmeno troppa pubblicità. Oggi la costruzione seicentesca mostra già le prime crepe, tanto che tra un po' forse ci vorrà una nuova opera di manutenzione senza che nessuno abbia goduto dei suoi vasti locali, rimasti fin qui vuoti e chiusi. Uno scempio del passato, un potenziale spreco di soldi almeno fin quando non si scriverà l'ultimo capitolo di questa storia. Che è vecchia di mezzo millennio. La fortezza, infatti, è comunemente attribuita a Carlo V, che la fece costruire nel 1526 dopo che il pirata Dragut aveva distrutto la torre di avvistamento delle navi nemiche. In realtà, la decisione di costruire un forte fu presa dalla Deputazione del Regno nel 1564, ma i lavori iniziarono nel 1606 sotto Filippo III, nipote di Carlo V. Gli ultimi studi condotti da Antonello Capodicasa ipotizzano un'altra data valida per la costruzione - quella del 1562 - e la quella distrutta, invece, sarebbe la vicina Torre Fano.
I dubbi sul passato restano, così come quelli sul presente. Ma il sindaco Taccone, da uomo di mare, diffida di quelle che più di una volta si sono rivelate promesse da marinaio. «Non abbiamo alcun motivo per non credere che stavolta la questione sia risolta, ma restiamo pronti a far valere le nostre ragioni. Per intenderci: se lunedì prossimo dovessero venir fuori altri rallentamenti, noi siamo già pronti a rompere i lucchetti per riprenderci la nostra fortezza». Dalla difesa all'attacco. E i nuovi "pirati per caso" sbarcheranno armati di spranghe e cesoie.
Fonte:
LaSicilia.it il 28-07-2011 - Categoria:
Politica