(dfr) L'annuncio da parte dell'accusa di rinunciare all'esame di altri testimoni sopravvissuti al naufragio del Natale '96, nel quale a largo della costa di Portopalo persero la vita 288 clandestini, tra cingalesi di etnia tamil, indiani e pakistani, ha scatenato la vivace opposizione dei legali che in giudizio patrocinano i familiari delle vittime. Lo scontro si è registrato ieri mattina nell'aula della Corte d'Assise dove è ripreso il processo a carico di un solo imputato, il pakistano Ahmed Sheik Turab, ritenuto dall'accusa l'uomo che organizzò la parte conclusiva del viaggio dei clandestini che avrebbe dovuto avere come meta l'Italia, difeso dall'avvocato Giuseppe Cristiano. In avvio di udienza il pubblico ministero Paola Vallario, dopo avere annunciato l'intenzione di rinunciare all'esame di altri testi, ha chiesto alla Corte presieduta da Romualdo Benanti di chiamare a deporre due ispettori maltesi, Antonello Greck e Mario Spiteri, a chiarimento di alcune circostanze riferite in una precedente udienza dal funzionario di polizia Castrense Militello che condusse una parte delle indagini.
Il rappresentante dell'accusa ha anche chiesto di acquisire agli atti del processo le dichiarazioni rese nella fase delle indagini da Giovanni Damiano Frisullo, esponente di un movimento a favore degli immigrati scomparso di recente, e di citare come testimone il giornalista di Repubblica Giovanni Maria Bellu che intervistò a Malta l'imputato. I legali di parte civile, gli avvocati Paolo Ezechia Reale, Simonetta Crisi e Umberto Di Giovanni, hanno insistito perchè venissero raccolte dalla Corte le deposizioni di tutti i testimoni, in particolare i sopravvissuti al naufragio. Probabilmente, l'accusa ha ritenuto sufficientemente provato il quadro probatorio emerso dalle testimonianze di due degli scampati al naufragio che hanno reso le loro drammatiche deposizioni nel corso delle ultime due sedute dibattimentali. Sulle richieste delle parti la Corte renderà nota la decisione alla prossima udienza fissata per il 27 aprile.