Naufragio di Portopalo processo a El Hallal

CATANIA - La Corte d'Assise di Appello di Catania ha deciso che il comandante della motonave «Yohan» Youssef El Hallal, 44 anni, dovrà essere processato dai giudici della Corte d'Assise di Siracusa assieme al pakistano Sheik Turab, per rispondere dell'accusa di omicidio volontario come dolo eventuale. I giudici catanesi hanno accolto l'appello proposto dal capo della Procura della Repubblica di Siracusa, Roberto Campisi e dal sostituto procuratore Paola Vallario avverso alla decisione della Corte di Assise di Siracusa (presidente, Romualdo Benanti; a latere, Giuseppe Artino Innaria) di estromettere dal processo il comandante della motonave «Yohan» per difetto di giurisdizione. Secondo la Corte d'Assise di Appello la competenza a giudicare Youssef El Hallal spetta alla Corte d'Assise di Siracusa perchè lo stesso imputato si trovava sul territorio italiano nel momento in cui fu avviata l'azione penale da parte del Pubblico Ministero di Reggio Calabria in merito al tragico naufragio della vigilia del Natale 1996, in seguito al quale perirono 289 cittadini asiatici che viggiavano sulla motonave «Yohan». Lo stesso Youssef El Hallal, inoltre, a seguito della sua prima scarcerazione decisa dal Tribunale di Siracusa quando egli rispondeva di omicidio colposo plurimo, partecipò ad una udienza e, come se non bastasse, non ha mai eccepito la competenza territoriale della Corte d'Assise. L'avvocato Francesco Comi, difensore del comandante della «Yohan», commentando la decisione della Corte d'Assise di Appello, l'ha definita «stupefacente e incomprensibile» ed ha già preannunciato ricorso per Cassazione. Lo stesso penalista, riguardo alla riunione della posizione del suo assistito con quella del pakistano Turab, che viene difeso dall'avvocato Giuseppe Cristiano, ha pure sostenuto che, «nel caso in cui la Corte di Cassazione dovesse rigettare il mio ricorso, tutti gli atti processuali fin qui svolti si dovranno intendere nulli in quanto, a nome del mio cliente, chiederò il rinnovamento di tutti gli adempimenti, cioè l'esame dei testimoni che sono stati sentiti sinora».

La tragedia del mare si verificò a diciannove miglia dalla costa di Portopalo quando mancavano poche ore alla Natività del 1996. Causa una prima collisione che si era verificata tra la motonave e una piccola imbarcazione pilotata da un maltese, perito anche lui, il comandante della Yohan ordinò all'equipaggio si fare trasbordare sulla barca i 400 passeggeri, tutti cittadini asiatici. Durante le operazioni di trasbordo, la piccola imbarcazione veniva di nuovo in collisione con la fiancata della Yohan e si spezzava in due trascinando a picco i malcapitati passeggeri che avevano trovato posto a bordo. Nonostante i soccorsi avviati da quelli che stavano a bordo della «Yohan», 389 naufraghi venivano inghiottiti dal mare. La motonave riprendeva la navigazione e nel successivo mese di febbraio, con un nuovo nome, approdava al porto di Reggio Calabria dove però, individuata come l'imbarcazione responsabile della morte di 289 asiatici, veniva sottoposta a sequestro dalla Guardia di Finanza. Inizialmente il procedimento penale a carico del comandante della «Yohan» e di altri 13 componenti dell'equipaggio fu aperto per il reato di omicidio colposo plurimo. Ma poi, per l'iniziativa della Procura di contestare il reato di omicidio volontario, gli atti furono restituiti al Gip che, oltre a emettere ordinanza di custodia cautelare in carcere contro El Hallal e Turab, dispose il loro rinvio a giudizio davanti alla Corte d'Assise. Il collegio, però, accogliendo un'eccezione dell'avvocato Comi, estromise dal processo El Hallal per difetto di giurisdizione, mentre ordinò procedersi oltre per Turab.

Pino Guastella
Fonte: LaSicilia.it il 11-03-2005 - Categoria: Cronaca

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