Naufragio, spedizione a 19 miglia

PORTOPALO - In attesa della prossima udienza del processo in corso a Siracusa, è stata effettuata lunedì scorso un'immersione subacquea nel punto di mare, a diciannove miglia a largo di Portopalo di Capo Passero, dove nel giugno di tre anni fa il quotidiano "Repubblica" localizzò il relitto del barcone maltese "F174", colato a picco con 283 persone a bordo la notte di Natale del '96. Un gruppo di subacquei, fotografi, ricercatori universitari ed operatori di ripresa provenienti dalla Puglia (con al seguito un inviato del quotidiano "Il Manifesto" e guidati dal pescatore portopalese che nel giugno di tre anni fa consentì la localizzazione del relitto del ferry boat di proprietà del pescatore maltese Marcel Barbara, anch'egli morto la notte del 25 dicembre '96) ha effettuato la spedizione alla ricerca di resti umani e della carcassa del relitto che sarebbe ancora adagiata in un fondale di poco superiore ai cento metri. E poche settimane fa una troupe, probabilmente americana, avrebbe fatto lo stesso tentativo ma, pare, con risultati negativi circa il ritrovamento di resti umani. La morte dei 283 migranti cingalesi, pakistani ed indiani dunque è ancora d'attualità e non solo da un punto di vista processuale. Basti pensare alle iniziative legislative e culturali che ruotano attorno a quel tragico fatto verificatosi alla fine del '96. Al Senato sono depositati due disegni di legge: il primo, datato marzo 2002, che vede la senatrice ulivista Tana De Zulueta come prima firmataria ed il secondo, del febbraio 2003, proposto dal senatore di Alleanza Nazionale Francesco Bevilacqua. Due progetti di legge che fanno riferimento al medesimo fatto ma prendendo direzioni alquanto diverse. Il Centro-Sinistra, che all'epoca del naufragio era al governo dell'Italia con Romano Prodi, ha sempre parlato di recupero del relitto e dei resti dei migranti, per dare loro degna sepoltura.

Il progetto di legge "De Zulueta" mira inoltre alla realizzazione di un sacrario interreligioso a perenne ricordo di quei morti della notte di Natale. Il Centro-Destra ha invece proposto un monumento in memoria di tutti i migranti morti nel Mediterraneo e dell'istituzione di un premio internazionale, per chi si distingue per gesti eroici in mare, da dedicare ai marinai italiani del sommergibile "Sebastiano Veniero" che persero la vita nell'agosto del 1925 in seguito ad un'esercitazione nelle acque antistanti Capo Passero. Resta poi l'aspetto relativo ai pescherecci della marineria di Portopalo che si recavano nel punto di mare, chiamato "Siccagno", dove è stato poi localizzato il relitto. Si trattava di un numero esiguo e tra l'altro molti di quei pescherecci andavano a pescare in quel tratto senza la prevista autorizzazione, essendo abilitati ad un'attività di pesca fino a sei miglia. E anche su questo aspetto della vicenda si sono determinate posizioni differenti, soprattutto nell'ambito di alcuni contesti culturali, a Milano come a Catania e in Germania. Le posizioni si sono divise tra coloro che hanno parlato di una sorta di responsabilità diffusa di tutti i pescatori portopalesi, che non potevano non sapere della circostanza del ritrovamento dei cadaveri in mare, ed altri che hanno invece sottolineato la "responsabilità personale" degli equipaggi dei natanti che si recavano a pescare al "Siccagno" (non più di venti-trenta motopesca su circa ducento), senza arrivare a colpe collettive ed indiscriminate. Infine resta il processo in corso a Siracusa che vede come unico imputato il maltese Sheik Amhed Thurab, meglio conosciuto come "Mister Tony", accusato di essere stato il basista di quella operazione finita in tragedia. Per il capitano della motonave Yoahn invece, il libanese Youssef El Hallal che aveva trasportato lungo il Mediterraneo quel carico umano, è stato deciso dalla Corte il non luogo a procedere.

Sergio Taccone
Fonte: LaSicilia.it il 30-06-2004 - Categoria: Cronaca

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