PACHINO - «Pachino, città del vino e del ciliegino». Da anni, ormai, il nome di Pachino viene considerato sinonimo di agricoltura ed è uno dei pochi centri che può vantare ben tre prodotti frutto della terra considerati di altissima qualità: il pomodoro, il melone ed il vino. Madre natura è stata sicuramente generosa in quella che fino a qualche anno fa era considerata esclusivamente la città di Bacco, ma che via via ha scoperto delle potenzialità enormi anche negli altri settori. È stato così che i tralci delle viti hanno progressivamente lasciato il posto al pomodorino, l'oro rosso di un comprensorio con caratteristiche uniche. La terra argillosa e sabbiosa infatti spesso si fonde con sostanze minerali tipiche delle caratteristiche vulcaniche oltre che con l'acqua salmastra delle zone umide ed acquitrinose in un mix eccezionale. Le serre, che in molti casi sembrano addirittura invadere gli specchi d'acqua dei pantani, producono, grazie alla laboriosità tutta pachinese, prodotti di eccellenza ormai esportati in tutto il mondo ed ovunque conosciuti ed apprezzati. Pachino, dunque, è in sé un marchio, una garanzia di dolcezza e di sapori. Svariati studi hanno appurato come nel comprensorio il grado di luminosità sia di molto maggiore rispetto ad altri posti. Ciò favorisce un grado di maturazione unico ed inconfondibile di cui ne beneficiano non solo le coltivazioni in serra ma anche la viticoltura, oggi tornata prepotentemente a farsi spazio nel territorio locale.
È per questo che grandi imprese quali Zonin, Planeta ed altri grandi nomi dell'enologia italiana sono tornati ad investire sul territorio, ed è anche per questo che apprezzati marchi sono sorti in loco per proporsi nella nona strada del vino. Nonostante il nome dunque, il Nero d'Avola, l'originale, viene prodotto a Pachino ed è in questi luoghi unici, dove il mare si unisce con le acque dolci dei pantani e con la terra generosa che l'agricoltura di qualità emerge prepotentemente e diventa motore dell'economia per tutto il comprensorio. Ma delle risorse così ampie necessitano anche di essere organizzate. È per questo che nell'intero comprensorio agricolo sorgono numerose le cooperative di produzione e di commercializzazione. Da trent'anni a questa parte gli agricoltori hanno capito la necessità della programmazione e della progettazione comune, unendosi in cooperative, vere e proprie industrie che organizzano la produzione sul territorio. Altrettanto, però, andrebbe fatto per la fase della commercializzazione, settore dove ancora i frutti di tanto lavoro lasciano a desiderare. Da non trascurare però è anche l'agricoltura più tradizionale del rosolinese, anch'essa fonte economica rilevante con i grandi quantitativi di mandorle e di olio prodotti oltre che la coltivazione del carrubo, vera e propria pianta secolare che ha seguito passo passo i progressi di una terra fertile e di un lavoro laborioso.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 14-10-2006 - Categoria:
Economia