PORTOPALO - Dialogo e confronto, nel rispetto delle legittime posizioni e nell'interesse del paese. E' questo il messaggio più ricorrente, proveniente da diverse parti politiche, dopo l'incendio doloso nella casa rurale del sindaco Cammisuli. Un atto intimidatorio che a Portopalo non aveva precedenti, nemmeno nell'arroventata fase amministrativa della prima metà degli anni '80 quando la politica più che essere confronto, tra posizioni differenti ma entrambe legittime, era scontro permanente. I fatti degli ultimi cinque mesi hanno portato ad una "strategia dell'esasperazione" in salsa locale. Tutto è cominciato con i primi volantini diffamatori dove si invitava il sindaco a lasciare la carica insieme ai suoi assessori, con frasi farneticanti ("liberate il paese"). Poi altri veleni anonimi contro l'assessore ai lavori pubblici e il vicesindaco. Foglietti distribuiti senza alcuna remora durante una processione religiosa o nei pressi del palazzo municipale e del corso cittadino.
L'anonima scia di veleni ha seguito parallelamente le vicende politiche.

Il corvo infatti è tornato a colpire di recente, prendendo di mira il neo assessore Mirarchi, al quale è stato fatto recapito un foglio con frasi ingiuriose. Non è casuale che l'anonimo abbia agito poco dopo l'ingresso di Mirarchi nella squadra assessoriale. Un gesto a conferma che l'anonimo (o gli anonimi) è uno "molto attento" alla situazione politica locale. Anche il sottosegretario Nicola Bono ha stigmatizzato l'atto criminale contro Cammisuli. "Esprimo tutta la mia solidarietà umana e politica al sindaco Cammisuli. - ha dichiarato Bono -L'incendio non ha altra spiegazione se non quella dell'intimidazione da parte di chi si oppone, con ogni mezzo, allo sforzo di crescita sociale e civile che l'amministrazione Cammisuli cerca di realizzare, da qualche anno a questa parte, in termini di trasparenza e correttezza amministrativa nel comune aretuseo".

S.T.