PACHINO - Si è consumata definitivamente la frattura che da tempo covava in Fi. Ieri il presidente del consiglio Ninni Nicastro, da sempre organico ed elemento storico del partito azzurro pachinese, si è dichiarato indipendente dal gruppo consiliare. Nicastro ha comunicato la sua decisione al sindaco, al vicepresidente del consiglio ed al segretario generale del comune di Pachino, "rinnovando però il suo appoggio incondizionato a Barone ed alla coalizione di centrodestra".
La dichiarazione di indipendenza del presidente del consiglio è il frutto di un dissidio tutto interno a Fi ma che non mancherà certamente di far sentire i propri effetti anche tra gli alleati. Una lacerazione che da tempo veniva indicata come una delle fratture più profonde e difficilmente sanabili all'interno dei partiti della Cdl. Il clima in Fi si era fatto difficile da quando An ed Udc, partner storici dei forzisti erano usciti dalla coalizione di governo. Da allora il gruppo consiliare con in testa Corrado Quartarone aveva continuato a dare l'appoggio al sindaco nonostante il parere degli iscritti che spingevano per ricomporre la Cdl e seguire i partiti alleati naturali del centrodestra piuttosto che Rinascita. Lo scontro si era poi palesato in consiglio comunale durante le votazioni del bilancio consuntivo. Nicastro infatti votò contro insieme all'opposizione permettendo la bocciatura del bilancio, mentre il resto del gruppo consiliare aveva dato parere favorevole. Da allora la situazione si è ulteriormente deteriorata e neanche i vertici provinciali del partito hanno favorito un riavvicinamento delle posizioni. Va ora osservato se in conseguenza della dichiarazione di indipendenza di Nicastro, il gruppo degli iscritti forzisti sarà coerente a quanto dichiarato nei giorni scorsi uscendo dal partito azzurro e lasciando soli i due consiglieri rimasti in una sorta di scatola vuota. La decisione del presidente del consiglio inoltre mette in serio rischio l'accordo siglato martedì sera tra i partiti della Cdl ed il primo cittadino. In sostanza i rappresentanti locali e provinciali dei partiti avevano siglato un'intesa con cui si offriva una nuova maggioranza a Barone.
L'accordo prevede anche una ripartizione degli assessorati in base agli equilibri consiliari che però la decisione di Nicastro sconvolge. I tre posti in giunta spettanti all'Udc che conta sei consiglieri non appaiono proporzionati ai due assessorati di Fi che vanta oggi solo due consiglieri. Lo stesso vale per An che ha all'attivo quattro scranni consiliari e, in base ai nuovi accordi, due assessorati. La dichiarazione di indipendenza di Nicastro dunque va a pregiudicare ulteriormente l'equilibrio, già di per sé non stabile, tra le forze politiche che avevano accettato a denti stretti la maggiore visibilità dei forzisti. Certamente la sperequazione sarà ora evidenziata dai partner che vedono ripresentarsi la stessa problematica avutasi con Rinascita, a meno che non prevalga la bramosia delle poltrone in giunta. Non tenere conto infatti della mancanza di equilibro significherebbe rinviare il problema a dopo il varo della nuova giunta e dunque un'altra crisi alle porte. Se dunque il sindaco si era detto pronto al cambio di giunta sottoscrivendo l'intesa con la Cdl dichiarandosi pronto a riconoscere la nuova maggioranza, tutto ora appare in salita. Prova ne sia che, nonostante l'accordo preveda il varo della nuova giunta entro il fine settimana, gli attuali assessori e forze politiche che attualmente lo appoggiano non sono state avvisate dei mutamenti imminenti. Segnale inequivocabile che i dubbi sono ancora presenti in Barone. L'accordo sottoscritto inoltre prevede il riconoscimento di un posto di visibilità anche per una forza politica oggi inesistente nello scenario politico, e cioè Nuova Sicilia. Il riconoscimento però ai più appare gratuito e dunque anche qui si prevedono difficoltà o ulteriori trasmigrazioni in vista.
Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 07-10-2004 - Categoria: Politica
Era il grido di colui che raggiungeva il punto di partenza e gabava, in velocità e capacità mimetica, colui che per pegno o per conta era destinato a fare da ricercatore. Era il gioco della nostra prima gioventù. Ora a Pachino con queste dichiarazioni da prima donna e da star sembra ripetersi lo stesso gioco. "Bomba, liberati tutti". In barba all'etica e alla morale di questi cosidetti "politici" che di fatto non lo sono: sia per spessore culturale che per spessore politico. I quali, tra l'altro, fino ad ora, lo hanno ampiamente dimostrato. Giocano loro. Si dilettano a cambiare a discutere di cose che alla città non interessano per nulla. Giocano, dimenticandosi di essere stati eletti per fare le delibere, le leggi comunali, i regolamenti e gli strumenti per fare progredire e sviluppare questo paese. Ma loro giocano, continuano a giocare: accumulando ritardi su ritardi e mortificando la storia di questo paese e della sua gente che ne ha le scatole piene di questi continui rinvii e di questa attesa lente ed esasperante per affrancare e dare un futuro e un domani migliore. Giocano sulla pelle dei lavoratori. Giocano sulla pelle dei cittadini. Giocano sulla pelle stessa dei loro figli e dei loro genitori.Ma loro, non sapendo fare altro, continuano a giocare!