Non passa la sfiducia contro Andrea Rabito

Non passa la sfiducia contro Andrea Rabito PACHINO - Non passa la sfiducia contro il presidente del consiglio comunale Andrea Rabito. E' questo l'esito del voto proclamato durante la seduta di giovedì sera. Un risultato clamoroso e non senza scene esilaranti dove persino la matematica è diventata un'opinione. Tredici i consiglieri che hanno votato per la sfiducia ma, legge alla mano, per defenestrare Rabito erano necessari i 2/3 del plenum, ovvero 13,33 componenti l'aula. E qui si è scatenata la bagarre delle interpretazioni, ognuna a favore del proprio tornaconto politico.

Non sono mancate i botta e risposta dialettici che hanno visto tra i maggiori protagonisti l'esponente d'opposizione Roberto Bruno, il consigliere-assessore Patrizia Tossani, Santo Luciano (tra coloro che hanno detto no alla sfiducia) e Salvatore Blundo. Uno spettacolo definito «Romanzo Comunale» dall'artista pachinese Iano Capodicasa. Di particolare impatto «teatrale» le schermaglie tra la Tossani e il presidente Rabito. Dopo il voto, era giunta dai banchi della maggioranza la richiesta di sciogliere la seduta essendo stato sfiduciato il presidente. Rabito, di parere diametralmente opposto, dopo essersi rifiutato di lasciare lo scranno presidenziale, ha fatto mettere a verbale che, rigettata la richiesta di sfiducia, la seduta viene sciolta per mancanza di numero legale. I colpi di scena, tuttavia, non si sono esauriti all'interno dell'aula di via Rubera.

Per l'intera giornata di ieri è stato un continuo rincorrersi di voci, ipotesi, supposizioni, interpretazioni della norma in materia di sfiducia. E' circolato anche un documento, formato dal vicepresidente Corrado Giannì, dove sarebbe stato comunicato l'annullamento della seduta dopo la sfiducia al presidente. Pare, tra l'altro, che il presidente Rabito sia intenzionato a presentare un esposto denuncia alle forze dell'ordine. La confusione regna sovrana e forse, con la seduta di giovedì scorso, il consiglio comunale di Pachino ha toccato uno dei punti più bassi da quando è in vigore l'elezione diretta del sindaco.

Il deputato Vincenzo Vinciullo entra nel merito della questione. «La revoca non è passata poiché la legge parla di almeno 2/3. Non esistono circolari e chi la pensa diversamente dovrà far valere le proprie ragione presso il tribunale amministrativo nella speranza che l'assessorato eviti l'ambiguità ed i contenziosi e richieda alla prima commissione un parere sulla vicenda o una circolare esplicativa». Vinciullo si sofferma anche sul dato politico che dilania il Pdl.

«Due consiglieri comunali appena entrati nel Pdl hanno votato contro un loro compagno del partito e senza che gli organi del partito avessero mai autorizzato tale scelta. Non possiamo lasciare che la vicenda di Pachino diventi la pietra dello scandalo nel Pdl e che i rapporti all'interno possano essere messi in discussione da questa triste vicenda. Chiederò la convocazione della direzione provinciale che dovrà assumere una posizione chiara e netta sula vicenda. Sapendo sin dall'inizio che la mia posizione è chiara: nessuno può tentare colpi di mano contro altri componenti dello stesso partito e nessuno può pensare, facendo l'ingresso nel partito, di mettere in discussione le posizioni acquisite da chi nel Pdl ci milita da più tempo. Altrimenti ci troveremmo in un partito che potrebbe subire tutti i giorni aggressioni esterne e non è consentito. La vicenda di una gravità non indifferente».

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 25-02-2012 - Categoria: Politica

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