Il documento ha l'intestazione della regione Sicilia e un contenuto esplosivo: il permesso accordato alla società americana Panther resources corporation di cercare nell'area sud est dell'isola "idrocarburi liquidi e gassosi". Una concessione del 31 marzo 2004 che include un'enorme fetta di territorio: 746,37 chilometri quadrati e 15 comuni distribuiti tra le province di Siracusa, Ragusa e Catania. Si passa da Modica ad Avola, da Comiso a Rosolini, da Vizzini a Chiaramonte Gulfi. Per arrivare a Noto, capitale dell'omonimo VaI di Noto, celebre nel mondo per le bellezze naturali e l'architettura barocca, premiata nel 2003 dall' Unesco col marchio doc di patrimonio dell'umanità.
In questo splendido e fragile gioiello siciliano la statunitense Panther resources potrà operare a tutto campo. La regione, a firma dell'ex assessore all'industria Marina Noè (Udc, rinviata a giudizio per abuso d'ufficio in un'altra storia messinese), le ha infatti dato il permesso di "coltivare i giacimenti degli idrocarburi che verranno scoperti a seguito delle ricerche compiute nel periodo di durata del permesso (sei anni, ndr) o a seguito delle ricerche compiute in regime di concessione". Inoltre, si legge nel disciplinare che regola l'operazione´chiamata 'Fiume Tellaro', la società americana ha "il diritto di costruire, esercitare e mantenere un sistema, parziale o completo, di serbatoi e condotte, allo scopo di raccogliere e conservare gli idrocarburi grezzi, e di trasportarli dai campi di produzione ai centri di utilizzazione, raffinazione ed esportazione". Non solo: "Tale sistema", si legge, "può comprendere le stazioni di spinta iniziali o intermedie e relativi serbatoi, i macchinari annessi, le condotte principali e secondarie (...), le stazioni di scarico, terminali e di spedizione e i relativi collegamenti", oltre ai "mezzi di comunicazione".
In sintesi, commenta Paolo Pantano, presidente provinciale dei Verdi siracusani, "uno scempio. Un piano diametralmente opposto allo sviluppo compatibile che negli ultimi vent'anni ha contraddistinto questo paradiso siciliano". Da parte sua, l'assessore al turismo Fabio Granata (An), membro del governo regionale, dice che "l'ambiente e la tradizione culturale del Tellaro vanno salvaguardati da simili follie". Si tratta, aggiunge, "di tutelare l'equilibrio ecologico e turistico dalle trivelle delle compagnie texane, che agitando lo specchietto per le allodole di nuovi posti di lavoro potrebbero provocare grossi problemi". Va detto che lo stesso Granata, ai tempi della concessione, era assessore regionale per i Beni culturali, ma precisa di non aver potuto opporsi all'emissione del decreto: "È stato un atto unilaterale dell'assessore Noè", spiega. "La giunta non ne sapeva niente. Quando ho capito come stavano le cose, ho chiesto alle soprintendenze di Siracusa e Ragusa di opporre il vincolo paesaggistico per bloccare le trivellazioni. Un'iniziativa che si è arenata dopo il rimpasto avvenuto in regione".
Singolare, in quel periodo, è stato il comportamento dei comuni toccati dalla concessione alla Panther. Nel decreto del marzo 2004 si legge che l'istanza della società americana per trivellare il VaI di Noto è stata "pubblicata nella Gazzetta ufficiale della regione Sicilia il 22 febbraio 2002", nonché fornita "all'Albo pretorio dei comuni interessati". Eppure nessuno dei sindaci che oggi fanno le barricate ha presentato "opposizioni di sorta". Distrazione, la chiama qualcuno, sottolineando che anche le associazioni ambientaliste per troppo tempo non si sono accorte di nulla. Altri, come Bruno Marziano, presidente diessino della provincia di Siracusa, sono più severi: "il petrolio", dice Marziano, "oltre a cambiare le condizioni economiche delle persone, ha la capacità di cambiare le coscienze".
Ora lo spauracchio degli operatori turistici e culturali è che il sud est della Sicilia, patria del nero d'Avola e del ciliegino Pachino, dei siti archeologici di Castelluccio e Finocchito, veda deturpato il proprio territorio e demolita la notorietà internazionale dal business delle trivellazioni. Un timore comprensibile, visti i precedenti.
Già trent'anni fa ci fu chi propose di impiantare a Noto una raffineria, poi finita altrove. Allora lo slogan popolare, per fortuna inascoltato dalla classe politica, fu: meglio morire di inquinamento che di fame. In seguito tutti hanno vissuto il dramma del triangolo industriale Melilli-Augusta-Priolo, dove la presenza di cinque raffinerie è stata seguita dalla crescita dei tumori, dallo sviluppo di malformazioni congenite e dal bollo del ministero dell'Ambiente, che l'ha definita zona ad elevato rischio di crisi ambientale. "Certo", dice il verde Pantano, "la Panther verserà alla regione e ai comuni una cifra pari al 7 per cento degli idrocarburi estratti (rispettivamente un terzo e due terzi, ndr). Ed è previsto pure un contributo per realizzare progetti di tipo infrastrutturale e ambientale. Ma assecondare simili piani sarebbe comunque un autogol, una scelta miope di cui ci pentiremmo".
Parole che suonano ovviamente stonate ai vertici della Panther resources corporation, e in particolare al titolare James Emory Smitherman III, nipote di quell'omonimo Smitherman che scoprì un imponente giacimento petrolifero in Lousiana: "Ci rivolgono tante accuse e tutte infondate", dichiara a "L'Espresso"."La verità è questa: le indicazioni contenute nel disciplinare della concessione sono standard, e non create per favorire la Panther. Inoltre la mia società non ha alcuna intenzione di cercare petrolio in Sicilia. Vuole invece verificare se c'è un giacimento di gas che altre compagnie petrolifere hanno in passato trascurato, e che adesso possiamo rendere conveniente grazie a nuove tecnologie".
Per il momento, informa James Smitherman III, nessuna trivellazione è stata effettuata dalla Panther Eureka srl, la società italiana che ha fondato nel 2004 per
seguire le operazioni (socio di maggioranza la Panther resources, partner di minoranza la compagnia petrolifera francese Etablissements Maurel et Prom). "Si partirà a giugno, o anche più in là perché i permessi sono appena arrivati", dice mister Smitherman. Prima mossa, riperforare il pozzo Comiso 4 in località Maltempo, tra Ragusa e Chiaromonte Gulfi. Dopodiché dovrebbe essere ripenetrato un altro pozzo, il Nobile 1, in precedenza realizzato dall'Agip 700 metri più a sud. "Tutto qui, per ora", assicura: "la verifica di due pozzi già esistenti e l'ipotesi di un terzo se le prime indicazioni saranno positive. Un'esplorazione realizzata nell'assoluto rispetto dell'ambiente, con l'ipotesi futura di allacciarci alla rete Snam per fornire gas alle città siciliane e a quelle dì altre regioni".
Niente di preoccupante, dunque? Per rispondere è il caso di sfogliare ancora il disciplinare della concessione, prodigo di cifre e dettagli tutt'altro che standard. Innanzitutto si legge che "per l'effettuazione dei lavori contemplati nel programma", la Panther "si obbliga a sostenere una spesa complessiva pari almeno a 43 milioni 400 mila euro". E poi specifica un massiccio piano di lavori, articolato sui sei anni previsti dalla concessione. "Primo anno: studi, ricerche, collaborazioni e piano tecnico del pozzo (iniziale). Secondo anno: studi, servizi trivellazione e attrezzature del primo pozzo. Terzo anno: (...) trivellazione e completamento terzo pozzo, prove complete pozzi. Quarto anno: trivellazione e completamento pozzi 4-9. Quinto anno: trivellazione e completamento pozzi 10-15. Sesto anno: trivellazione e completamento pozzi 16-21".
Un progetto talmente articolato da suscitare due domande: quali sono i punti esatti nei quali la Panther pensa di trivellare? E quale documento può tutelare i cittadini e gli amministratori del Val di Noto, qualora mister Smirtherman III decida di passare dal gas al petrolio e realizzare tutte le opere previste dal disciplinare? "Indicare adesso i punti sulla cartina è impossibile", sostiene il titolare della Panther. "Ribadisco che si tratta di una ricerca, dunque ci si regola passo passo. Quanto alla nostra presunta volontà di cercare idrocarburi liquidi, sottolineo i costanti vincoli ai quali siamo sottoposti dagli enti locali. Per qualunque cosa dobbiamo chiedere permessi, il che rende impossibile danneggiare il territorio".
Spiegazioni che non convincono l'assessore al turismo Granata, secondo il quale "la storia del metano è un'assoluta presa in giro, il cavallo di Troia per arrivare al petrolio. Anche perché le perforazioni per cercare gas e petrolio sono identiche". Stessa convinzione hanno i verdi siracusani, i quali contestano la blanda opposizione al progetto Panther. E altrettanto critica è Anna Giordano, rappresentante di spicco del Wwf siciliano, a cui non basta la promessa fatta da mister Smitherman III di agire "lontano dal mare e dalle aree protette". "Le mappe fornite a 'L'Espresso' dalla Panther parlano chiaro", dice: "la zona di esplorazione concessa alla società di Huston dalla regione Sicilia comprende lo Psic (Proposto sito di importanza comunitaria) del fiume Tellesimo, la parte nord dello Psic Alto corso del fiume Irminio e la parte nord orientale del sito Iba (lmporrant bird area) Riviere e Piana di Gela. Tanto basta per rendere obbligatoria la valutazione d'incidenza: una garanzia contro i disastri ambientali che è prevista dalle direttive europee, ma che qui è stata saltata".
Oltretutto, sostiene Anna Giordano, "eventuali trivellazioni nel Val di Noto potrebbero avere ripercussioni sul fiume Tellaro, il quale attraversa meraviglie naturali e sfocia nella celebre e pluriprotetta oasi di Vendicari, fondamentale per la migrazione degli uccelli". Un pericolo che ha scatenato la reazione degli agricoltori di nuova generazione, nemici giurati di qualunque trivellazione, e che ha spinto alcuni di loro ha fondare un comitato di protesta a cui stanno aderendo sempre più cittadini. "Vogliamo la revoca immediata e totale della concessione alla Panther", dice il coordinatore Pierpaolo Marescalco. "Ci rivolgiamo non solo alle autorità italiane, ma anche a quelle internazionali. Sperando che per una volta la Sicilia non venga lasciata sola".
di Riccardo Bocca
Fonte:
sicily-news.com/L'Espresso il 18-09-2005 - Categoria:
Cronaca