Gli italiani costretti a mangiare meno frutta. La Confederazione chiede di riadottare il doppio prezzo. Gli italiani spendono circa 95 euro al mese per frutta e verdura, con un aumento rispetto al 2002 dell'11,7%. All'aumento della spesa si accompagna una contrazione dei consumi scesi nel 2004 del 2,5% rispetto al 2003. E' quanto emerge da una analisi della Confederazione italiana agricoltori, secondo cui una famiglia vegetariana arriva a spendere per l'ortofrutta 95 euro in una settimana, quadruplicando gli importi di 2 anni fa. La Cia torna quindi a rilanciare la proposta di adottare il doppio cartellino sui prodotti ortofrutticoli (prezzi all'origine/prezzi al consumo) proprio per far fronte al caro-verdura che in questi giorni di maltempo sta riesplodendo.
La Cia, cifre alla mano, cita il caso attualissimo dei carciofi che nel giro di una settimana, a gennaio, sono passati da 0,55 a 0,70 euro al chilo registrando un rincaro del 27, 3%. Uno sproposito visto che ai produttori agricoli i carciofi sono stati pagati appena 29 euro al chilo. E gli agricoltori non ci stanno, denunciano le speculazioni e accusano i commercianti di dare indicazioni false ai consumatori, additando il gelo, soprattutto in questi giorni, come causa principale degli aumenti: ma i carciofi erano stati raccolti in precedenza e a prezzi modesti.
Ma non è solo caro-carciofo, perfino le carote e le cipolle sono aumentate in una settimana rispettivamente del 10 e 15% e frutta come mele e pere hanno registrato aumenti del 16,7% e del 15,4%. Per non parlare del raffronto prezzi all'origine, prezzi finali. Le carote passano da 9 centesimi fino a 1,10 euro al chilo; le cipolle da 14 centesimi a 1,15 euro al chilo. Alle stelle arriva il radicchio che ha un prezzo al produttore di 0,45 auro al chilo mentre sui banchi del supermercato è arrivato fino a 2 ,10 euro. E le arance, tipico agrume di stagione? Da 24 cenetsimi si arriva a 1,10 euro al chilo.
Risultato: le famiglie italiane mangiano meno frutta e verdura. La Cia parla di crollo dei consumi dal 2000 ad oggi. Nel 2003 gli italiani hanno speso 22 miliardi nell'ortofrutta, nel 2004 la riduzione è stata di oltre il 2,5% mentre in termini di valore la cifra è paritetica e nel 2005 si prevede una flessione del 5 per cento. «Vacilla fortemente -secondo la Cia- anche il principio che l'italiano compra meno ma punta fortemente sulla qualità del prodotto». Infatti, dai dati elaborati dalla stessa Confederazione agricola, emerge inequivocabilmente che il consumatore non guarda più alla qualità del prodotto, ma unicamente al prezzo e compra i prodotti più convenienti. Un dato «allarmante» secondo il presidente della Cia Giuseppe Politi: «Ho l'impressione che la miopia del Governo favorisca interessi di parte, -accusa - ora è urgente il doppio prezzo sui cartellini per evitare speculazioni e riequilibrare così il prezzo per i consumatori».
Comportamenti speculativi che, nel settore dell'ortofrutta, sono dovuti al sistema lungo e complicato della filiera. Nell'ipotesi ottimale i passaggi sono dal produttore, alla cooperativa o alla organizzazione di produttori, alla grande distribuzione. Nell'ipotesi «normale» il percorso è dal produttore, all'intermediario, al grossista, al mercato alla produzione, al dettaglio. In tutto cinque o sei passaggi. E' soprattutto nell'ipotesi «normale», nei vari passaggi, che nascono le inefficienze.
Fonte:
Greenplanet.net/LaSicilia.it il 06-02-2005 - Categoria:
Economia