PACHINO - “Un danno patrimoniale enorme ed un provvedimento che dal punto di vista naturalistico non aggiunge nulla ad una zona, quella relativa al pantano Longarini in territorio di Pachino, dove imprenditoria ittica ed agricola ed ambiente hanno da sempre convissuto”. È questo il giudizio che Corrado Spatola, proprietario di un'azienda di ben 120 ettari di terra di cui 100 bonificati, che si è visto bloccare le sue attività legate alle proprietà in questione a seguito dell'istituzione delle riserve “Pantani della Sicilia Sud Orientale” che impedisce le coltivazioni e le attività imprenditoriali nella zona. “Dal lontano 1962 al 1970 furono compiuti sulle mie proprietà dei lavoro di bonifica allora costati qualche cosa come due miliardi e mezzo delle vecchie lire, tutte fatte a mie spese. Queste opere consistono in canali larghi circa 30 metri e profondi dai tre ai quattro metri collegati al mare e destinati all'allevamento intensivo di pesce quali orate, spigole, anguille, cefali. Questi canali, -ha continuato l'imprenditore- si estendono per circa 7 chilometri ed occupano una superficie di 20 ettari. Tra un canale e l'altro fu accumulato tutto il materiale di scavo, e venne impiantata una florida azienda agricola costituita da vigneti, culture specializzate, impianti in serra. Tutte le opere di bonifica risultano censite presso l'Ufficio tecnico erariale di Siracusa e nell'ultimo rilievo topografico dell'Istituto geografico militare. Il mio impianto di acquicoltura era stato persino indicato dall'Istituto di idrobiologia dell'Università di Messina nel 1977”. Un'azienda dunque florida e ricca, quello dello Spatola, votata sia all'agricoltura che alla pescicoltura. “Poi, -ha affermato ancora il proprietario- cominciarono i problemi.
Nel 1984 viene approvato il Piano regolatore comunale che, basandosi su cartografie obsolete che non riportavano l'avvenuta bonifica- classificava l'intera azienda come zona G (zona umida) e dunque soggetta a vincolo assoluto. Tutte le mie attività lavorative furono bloccate e si materializzarono ingentissimi danni economici. Al danno del Piano Regolatore, -ha continuato Corrado Spatola- si è poi aggiunta addirittura la beffa. Sempre sulla base di quelle cartografie e senza fare alcune verifiche, il comune di Pachino inviava alla regione Sicilia la mappatura ricomprendente anche la mia azienda, e, data l'erroneità cartografica veniva approvato il decreto che qualificava l'intera area come zona A che impone vincoli assoluti procurando un irreparabile danno economico a me ed all'economia della città”.
Spatola ha più volte cercato di opporsi a tali provvedimenti scagliandosi contro gli organi preposti. “Il comune di Pachino, -ha affermato e sottoscritto- come pure l'assessore regionale al territorio ed ambiente pro tempore hanno continuato ad avere un atteggiamento vergognosamente omissivo con gravi lesioni ed inibizioni dei nostri diritti su una proprietà che è stata ritenuta a seguito delle bonifiche, un'azienda modello che attualmente rimane vincolata per oscuri giochi di potere”. Della vicenda dell'imprenditore Spatola ma anche dell'intera zona destinata a riserva si sta occupando il neo sindaco Giuseppe Campisi che ha dichiarato: “Insieme all'assessore provinciale Paolo Uccello, si sta studiando il modo per mettere riparo a quello che appare a tutti come un macroscopico errore. La valutazione sulla zona va rifatta sulla base delle cartografie veritiere”.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 19-07-2006 - Categoria:
Cronaca