Pedigree per la frutta? Ok, ci adegueremo

Qualcuno si sta adeguando, qualcun altro lo farà nei prossimi giorni, ma c'è anche chi - e qui la battuta cade fin troppo facile - è “caduto dal pero” e non ne sa ancora niente: a molti fra i commercianti piacentini di frutta e verdura il pedigree da applicare ai pomodori di Pachino, o all'uva del Sudafrica, è un concetto ancora non troppo chiaro. Sono le etichette con le corrette informazioni relative all'origine, alla categoria e alla varietà dei prodotti ortofrutticoli, divenute obbligatorie a partire da ieri, per l'entrata in vigore del decreto legislativo 306 del 2002 che prevede sanzioni per chi non rispetta le norme dell'Unione europea sulla qualità e commercializzazione di frutta e verdura. Ad un primo giro i rivenditori cittadini, tutti hanno dichiarato di aver appreso la notizia dagli organi di stampa, senza aver ricevuto alcuna comunicazione preliminare: da qui i ritardi sull'esposizione dei contrassegni. «Abbiamo iniziato adesso - afferma Alberto D'Adda, commerciante - a scrivere la provenienza della merce sulle targhette, ma non è chiaro se per i prodotti italiani occorre indicare anche la regione». «Poco alla volta mi adeguerò - spiega Fiorenzo Gazzola, titolare di un negozio vicino al centro - ho letto dal giornale questa nuova norma: ci viene richiesto di precisare la provenienza, il calibro del prodotto e la categoria che attesta la qualità».

«Nessuna delle associazioni di categoria - precisa - ci aveva avvertito in via ufficiale». Una volta completata la catalogazione, non vedremo in giro più frutta e verdura “clandestina”. I clementini del Marocco o i peperoni spagnoli saranno ben distinti dalla produzione nazionale e anche sulla qualità il consumatore potrà discernere senza più rischi di essere ingannato. I generi più esotici attualmente in circolazione sono l'uva del Sudafrica, gli ananas del Costa Rica, le banane dell'Ecuador ed i pompelmi di Cipro: in questa stagione è inevitabile che alcuni generi non possano che arrivare da latitudini remote e da climi più temperati del nostro. L'insidia vera si nasconde dietro a frutta e verdura più comuni, «magari spacciate per italiane e invece straniere, oppure vendute a prezzi di prima scelta e invece di dubbia qualità». Il principio della “tracciabilità alimentare” sbarca così a pieno titolo anche fra i prodotti dell'orto: sarà possibile risalire all'origine e ricostruire l'intera storia della merce che il consumatore sta per portare sulla tavola. «Ma per aiutarci nel compito - precisa Claudio Betulli, presidente provinciale della Fiva, la federazione dei venditori ambulanti - anche i produttori agricoli dovrebbero fare la loro parte, precisando al momento del confezionamento le caratteristiche, i dati essenziali di ciò che vendono. Sulle cassette che si trovano ai mercati all'ingrosso è spesso già scritta l'origine e la categoria qualitativa, ma non sempre».
Fonte: Libertà On Line il 18-02-2003 - Categoria: Cronaca

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