PACHINO - «Il piano paesaggistico non è un danno per noi, ma per i nostri figli e per i figli dei nostri figli». Ad affermarlo è Cesare Cavarra, decano degli ingegneri e dei geologi di Pachino, che ieri ha affisso in piazza Vittorio Emanuele alcune piantine in scala riproducenti l'intera zona di Pachino, Portopalo e Noto con segnati i territori sottoposti a vincoli di inedificabilità assoluta ed a vincoli di inedificabilità parziale. «Voglio spiegare alla gente - ha affermato Cavarra - cosa è il piano paesaggistico e quali saranno gli effetti devastanti sul nostro territorio. Si tratta di un vero e proprio mostro a sette teste che vincolerà in maniera assurda lo sviluppo agricolo ed imprenditoriale oltre che turistico». Cavarra parla di vero e proprio piano funesto, anche se, almeno nelle intenzioni, il Piano dovrebbe salvaguardare il territorio. «Per noi è la rovina sicura - ha affermato - e la morte dell'imprenditoria. Pachino e Portopalo hanno un territorio costiero molto ampio. Spiagge bellissime, sabbia pulita ed acqua cristallina. «In alcune zone argillose ci sono pure i fanghi benefici per la pelle, in quello che è un vero e proprio centro estetico naturale. Ma tutto questo ben di Dio non sarà affatto sfruttabile se accanto alle spiagge e nei pressi delle coste non si potranno costruire le infrastrutture e gli alberghi per garantire la ricettività. «Turismo non può essere solo bellezza naturale, ma è necessario costruire i servizi, altrimenti non verrà mai nessuno se non sa dove alloggiare, dove mangiare e se le coste da ammirare e che devono rimanere incontaminate sono lontane chilometri». L'ingegnere Cavarra, piantina alla mano, segna i confini della zona rossa, quella che prevede l'inedificabilità assoluta. «Questa piantina è fatta in scala - ha spiegato ai presenti in piazza Vittorio Emanuele - e ciò significa che ogni centimetro su carta equivale a 350 metri reali.
«Ci sono zone di costa dove si potrà costruire a non meno di un chilometro dalla spiaggia, e questa è una cosa assurda». Cavarra inoltre ritiene che il piano paesaggistico blocchi anche l'economia cittadina. «Tutti sanno che il miglior pomodorino, quello realmente dolce e succoso è quello che si coltiva sui terreni sabbiosi, quasi in riva al mare». È così per la zona della Marza, di Punto formica e di Concerie. «Qui le falde acquifere sono salmastre, e le serre sorgono quasi in riva al mare dove la terra si mescola con la sabbia. In questi luoghi le serre sono destinate a sparire, e anche se dovessero rimanere, i proprietari non potrebbero costruire nessun capannone per la lavorazione della merce e neppure per il deposito. «Ciò significa una cosa sola: riduzione del valore del terreno, costi aggiuntivi e un ulteriore punto interrogativo sul futuro della nostra economia già debole e precaria». L'intento dell'ingegnere Cavarra, che in passato è stato anche amministratore del Comune, è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica su un tema molto dibattuto, ma spesso tra mura istituzionali, lontano dunque dalle piazze. E per questo lancia un appello. «Bisogna che i cittadini prendano coscienza di ciò che accade sul nostro territorio, e si rendano conto di subire passivamente le decisioni di chi, seduto dietro una scrivania, decide per gli altri. «Io farò delle osservazioni al piano, e sono certo che le mie osservazioni saranno accolte, perché alcune scelte del piano sono contraddittorie. «Nei pantani ad esempio, è inutile aggiungere vincoli, poiché gli specchi d'acqua sono già vincolati da norme precise, per cui i nuovi vincoli non sono altro che una riedizione ed una duplicazione dei vecchi. «Occorre allora porre rimedio a questa situazione, ed occorre che il sindaco incarichi urgentemente qualcuno che possa difendere le necessità e le prerogative del nostro territorio».
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 08-04-2012 - Categoria:
Cronaca