PACHINO - La questione agricola e i mille problemi che la attanagliano, ma soprattutto lo stato di emergenza dovuto alle piogge alluvionali dell'1 e 2 novembre scorsi, sono stati affrontati nella serata di venerdì, nel corso di una seduta di Consiglio comunale aperto, che per l'occasione è stato esteso alla partecipazione di agricoltori ed imprenditori locali e alla deputazione nazionale e regionale, oltre che all'Amministrazione provinciale e a quella del vicino comune di Portopalo di Capo Passero. Tra le personalità di spicco, molte presenze, ma anche molte le assenze sottolineate con forza dal consigliere comunale Salvatore Gibilisco che ha a lungo polemizzato su chi ha accolto l'invito del presidente del civico consesso Andrea Rabito e chi invece, ha preferito disertare la seduta. Ad aprire i lavori è stato il commercialista Giuseppe Lorefice che, in rappresentanza dell'As.Ser. (l'associazione dei piccoli serricoltori di Pachino e Portopalo che aveva chiesto l'indizione del consiglio comunale aperto) ha sintetizzato le richieste del mondo agricolo. Un mondo lontano dalle grandi aziende o dai grandi centri di confezionamento e di commercio, ma fatto per lo più di produttori che in appena 36 ore di pioggia, hanno visto vanificati gli sforzi di un'annata agraria intera oltre che gli investimenti posti in essere e su cui erano riposte tutte le loro speranze. «I danni sono gravi - ha affermato Lorefice -, e si tratta di danni sia nel breve che nel lungo periodo poiché riguardano non solo le colture in sé ma anche le infrastrutture. Dal punto di vista tecnico», ha continuato il portavoce di As.Ser. «Gli imprenditori sono definiti come "non bancabili", cioè non trovano credito negli istituti bancari, ed in queste condizioni di precarietà economica, sono costretti ad affrontare sia il rischio di impresa che quello atmosferico.
Su tutto questo incombe poi un problema strutturale, e cioè che per produrre un chilo di ciliegino è necessario un euro e venti centesimi, mentre il prezzo del prodotto spesso scende al di sotto dell'euro al chilo». Per i soci dell'As.Ser. il costo della crisi non è soltanto economico, ma anche di carattere sociale. La carenza di liquidità economica infatti ha dei costi in termini non solo di protesti, ma anche di difficoltà pratica a mantenere un dignitoso tenore di vita, con conseguenti litigi familiari e spesso crisi della famiglia stessa. Le richieste fatte ai politici presenti sono state quelle già ventilate nei giorni scorsi: la dichiarazione dello stato di calamità, l'indizione di un tavolo di trattative per la sospensione dei ruoli Inps, il ripristino dei canali di scolo, la creazione di un fondo di rotazione a partecipazione comunale e provinciale accessibile anche ai non bancabili e con tassi di interesse minimi, e lo snellimento delle pastoie burocratiche per l'accesso agli aiuti. Poi è stata la volta dei singoli esponenti del mondo agricolo che hanno voluto prendere la parola per raccontare le loro esperienze, le loro difficoltà ed i loro drammi. Da parte dei politici presenti, è stata dimostrata molta attenzione alle problematiche evidenziate, ed il consiglio comunale ha adottato una delibera volta a perorare la dichiarazione dello stato di calamità, ma che impegna anche l'Amministrazione a utilizzare i fondi di riserva e di emergenza intervenendo con uomini e mezzi della casa municipale.
Tra gli interventi, uno dei più duri è stato quello dell'assessore provinciale Giuseppe Poidomani che, senza mezzi termini, ha attaccato il genio civile ritenendolo il vero responsabile della gran parte delle criticità registratesi sul territorio, e la latitanza trentennale dell'ente provinciale. Per l'assessore all'agricoltura Franco Latino, intervenire è difficile, specialmente in quelle località dove le competenze non sono provinciali ma consortili.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 20-11-2011 - Categoria:
Politica