Vendicari - No degli ambientalisti all'agricoltura intensiva e al ripristino della vecchia ferrovia. Torna alla ribalta, con polemiche, il piano di utilizzo della pre-riserva di Vendicari. «Sono assolutamente contrario all'impianto di nuove serre a tunnel, favorevole invece alla realizzazione della pista ciclabile, preferibile al ripristino della vecchia linea ferrata - precisa il consigliere dei Riformisti Salvatore Veneziano - e in questo la mia posizione è pienamente condivisa dall'associazione cittadina dei Verdi». In particolare sull'uso delle zone B1 e B2 della pre-riserva, Veneziano allinea le sue posizioni a quanto reso esplicito nel regolamento che nel maggio dell'87 istituiva la Riserva naturale orientata di Vendicari. Nella zona B1, destinata esclusivamente ad usi agricoli, è prevista l'eventuale realizzazione di nuovi manufatti per usi agricoli secondo le tipologie locali tradizionali. La zona B2 può essere destinata, sempre secondo il regolamento, oltre che ad usi agricoli, anche ad usi ricreativi, turistici o sportivi.
Per l'esercizio di attività agricole Veneziano ribadisce la necessità di mantenere quelle già esistenti e la possibilità di mutamenti di colture solo nell'ambito tradizionale: qualsiasi trasformazione dovrà essere previamente autorizzata dall'ente gestore.
Per il ripristino della vecchia linea ferrata a scopi turistici, ancora secondo Veneziano, la realizzazione sembra difficile per la mancanza, in tutti i progetti, di un piano economico di gestione. La posizione delle associazioni cittadine Circolo della sinistra, Legambiente Noto, Circolo La Margherita, Tutti insieme per la città, il Comitato per i diritti del cittadino, Aiab Sicilia, Circolo cittadino dei Verdi, Democratici di sinistra, settore ambiente, si attesta sul rispetto dell'esistente, ritenendo inaccettabile la possibilità di praticare attività agricole con sistemi intensivi (uso di serre-tunnel in plastica), di eliminare muri a secco, di costruire ex novo edifici di uso rurale e di inserire specie vegetali non endemiche.
C. R.
Fonte:
LaSicilia.it il 28-07-2004 - Categoria:
Cronaca
Il riuso della ferrovia Noto Pachino.
Le problematiche che riguardano le aree di salvaguardia della riserva di Vendicari sono molto importanti e sarebbe un peccato se nelle stesse venissero consentite utilizzazioni massive capaci di stravolgere il tessuto territoriale, modellato dalla lente opera della natura e dall'uomo.E siccome sull'argomento e su aree, ritenute ingiustamente, meno importanti alcuni imprenditori sono stati denunciati alla procura della Repubblica e condannati per l'uso della plastica in queste aree di salvaguardia. Sarebbe una doppia beffa per coloro che hanno dovuto subire questa umiliazione se ora, in queste aree, venissero consentite delle attività antropiche rilevanti capaci di deteriorare il giusto rapporto ambientale. Concetto che in forma ideale e culturale e fattiva che dovrebbe piano piano essere estesa a tutto il Promontorio.Intendiamoci, non ho nessuna avversione contro le serre in legno o in ferro. Anche perchè il mio amico,e imprenditore, Giuseppe Viola, mi ha ricordato che la sua prima serra in ferro la disegnò proprio nel mio studio di piazza Vittorio Emanuele, quando svolgevo la libera professione a Pachino.Il concetto che si vuole veicolare è quello che al di là delle serre vere e proprie in tutto il restante territorio aziendale e territoriale,da parte sopratutto dei singoli privati, si cominciasse a intervenire, ognuno nel suo, con un occhio di riguardo generale capace per emulazione di stabilizzare e recuperare usi,costumi e tradizioni colturali e culturali capaci di imprimere un giusto recupero e rimodellazione di tutto e in tutto il paesaggio agrario del Pachino Promontorio. La ferrovia Noto-Pachino è un'opera urbanistica e territoriale che allo stato delle cose sembra che effettivamente per tutta una serie di ragioni appare troppo abbandonata a se stessa. In questa specifica preposizione sarebbe ingiusto e palesamente a-culturale non ricordare la proposta pachinese proveniente da alcuni miei colleghi che attraverso, anche, uno specifico sito, hanno proposto il riutilizzo dell'asse ferroviario. E francamente devo dire che lo condivido. Nel frattempo c'è da segnalare che altre iniziative sono state intraprese da parte enti e comuni per il riutilizzo di tratti rilevanti di ferrovie dismesse nel resto della Sicilia e nel ragusano e siracusano. Auspico, per questo motivo,che la Provincia Regionale di Siracusa si facesse carico e promotore di questo importante recupero. Poichè essendo un opera che riguarda più comuni la giusta intermediazione o meglio pianificazione dovrebbe essere contenuta nel Piano Territoriale di Coordinamento provinciale, che con molto ritardo, e nonostante quello che ne può dire l'assessore al ramo, è uno dei compiti principali per cui esiste l'istituzione della Provincia Regionale. Personalmente penso che questa attrezzatura può giocare un ruolo rilevante nel processo di recupero generale del territorio. E nell'attesa di un recupero ferroviario completo sarebbe fondamentale poterla attraversare per intero. Istituendo un percorso ciclistico o semplicemente pedonale. O magari poterla percorrere a cavallo. Le implicazioni del suo recupero sono rilevanti poichè essa avrebbe il pregio di costituire un unico percorso lineare che a partire dalla stazione di Pachino consentirebbe attraverso una serie di stazioni e fermate: l'allaccio e l'aggangio con singoli pecorsi di diramazione. Che, ripeto, a partire da Pachino, centro urbano, avrebbe le sue fermate su: l'area Cugni, in fase di parziale sistemazione, Stazione di Marzamemi e il Palmento di Rudini,contrada Forte, Bove Marino,San Lorenzo,Cittadella, Vendicari, Caddeddi Mosaici del Tellaro ,Eloro.Fino ad arrivare a Netum capitale del Barocco del Val di Noto.
Buona Notte. Spiros