PACHINO - La polemica sulle autorizzazioni, prima concesse e poi negate, relative alla discarica di Camporeale, si spostano sulla cava di calcare esistente nella zona. I consiglieri comunali di Pachino, oltre a numerose autorità tra le quali il Prefetto di Siracusa, la Procura della Repubblica, le autorità sanitarie, il Genio civile ed il distretto minerario di Catania, hanno infatti ricevuto un documento da parte del comitato per la tutela territoriale di Pachino, con il quale vengono evidenziate tutte le lacune che connoterebbero il progetto relativo alla realizzazione della discarica, ma anche alcuni elementi e presunte contraddizioni che consentono alla cava di pietra e materiali per l'edilizia di funzionare. Le osservazioni esposte hanno provocato la reazione del consigliere Corrado Quartarone che è anche uno dei comproprietari della cava dove viene svolta attività estrattiva, finita nel mirino del comitato. «In qualità di consigliere comunale ho ricevuto una lettera del comitato per la tutela del territorio di Pachino, -ha affermato Quartarone nella quale, sull'argomento relativo alla realizzazione discarica, si innesca una valutazione molto critica sulla cava di calcare esistente e nella quale lavoro». Quartarone ha ribadito la sua contrarietà alla realizzazione della discarica, ma difende la cava e dunque il suo posto di lavoro.
«Con grande stupore ho dovuto constatare che sull'esistenza della cava vengono descritti dei fatti come se la cava stesse piombando oggi all'improvviso in mezzo al tessuto urbano esistente e quindi come se fosse un'attività illecita. Per chi non lo sapesse, -ha continuato Quartarone- la cava esiste sin dal 1965, quando tutto attorno non esisteva alcuna abitazione né la zona di Tre Colli, e la strada provinciale Marzamemi-Portopalo non era ancora stata neppure tracciata. La cava opera da circa 46 anni, ed è in possesso di tutte le autorizzazioni degli enti competenti ed opera sotto la loro stretta sorveglianza che si estrinseca attraverso controlli e monitoraggi frequenti». Per Quartarone dunque non è la cava di pietra a turbare il territorio, ma, al contrario, la cava ha subito, nel corso degli anni, le conseguenze dell'espansione edilizia, spesso abusiva e della lottizzazione selvaggia e spesso in contrasto con il prg. Sono state dunque le costruzioni abusive, sorte in contrasto con la zona archeologica e con le aree di riserva a produrre dei disastri ambientali, e non la cava che, tra attività diretta ed indotta, dà lavoro a centinaia di famiglie. «Il territorio va difeso sempre» -ha concluso Quartarone.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 01-06-2011 - Categoria:
Politica