VITTORIA - (di Michele Barbagallo) Più di 22 tonnellate di pomodori provenienti dalla Tunisia sono stati venduti e spacciati per pomodorini siciliani nel 2009. I pomodori sono finiti a ditte di tutta Italia, anche della grande distribuzione, e a ditte estere. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Ragusa all'interno di un'attività di indagine più complessa scaturita in prima battuta da controlli di polizia valutaria, per approfondire un flusso sospetto di denaro contante, veicolato attraverso il circuito dei "money transfer", da persone fisiche residenti a Vittoria ad altre residenti invece in Tunisia, apparentemente senza alcuna sottostante motivazione economica. I finanzieri hanno accertato che tali persone fisiche, non avendo alcun titolo ad effettuare operazioni economiche, risultavano però essere dipendenti di una ditta operante a Vittoria nel settore agroalimentare e quindi effettuavano tali cospicue transazioni in nome e per conto dell'azienda per cui lavoravano.
Questi flussi di denaro verso la Tunisia, al di fuori degli ordinari canali utilizzati per operazioni commerciali ordinarie, ha determinato un approfondimento maggiore dei controlli nei confronti di due ditte vittoriesi. A insospettire i finanzieri, inoltre, sono stati i numerosi e ingiustificabili passaggi che doveva affrontare il prodotto importato dalla Tunisia, prima di giungere al consumatore finale. Le indagini sulla tracciabilità del prodotto hanno scoperto che ad un certo punto, l'origine dello stesso variava misteriosamente. Una prima ditta vittoriese (con solidi rapporti commerciali con la Tunisia, dato che il suo rappresentante legale è anche socio di un'azienda con sede in quel Paese) importava il prodotto e lo rivendeva regolarmente a un'altra ditta, sempre vittoriese. Nella strana operazione commerciale anche la circostanza che le due imprese avessero la propria sede una di fronte all'altra e che i rispettivi rappresentanti legali fossero legati da vincoli di parentela. La seconda ditta operava materialmente la truffa, in alcuni casi emettendo fattura nei confronti delle ignare imprese acquirenti con dicitura "merce di origine Italia (Sicilia)". Sulla copia delle fatture custodite presso l'impresa cedente i finanzieri hanno riscontrato però una sospetta aggiunta a penna con la dicitura "origine Tunisia". Integrazione che non trovava riscontro nei controlli effettuati presso le imprese cessionarie, che venivano così truffate. A nulla serviva poi l'indicazione corretta dell'origine tunisina dei prodotti inserita nella fatture emesse dalla ditta vittoriese successivamente, quando ormai tutti i prodotti erano già stati rivenduti ad altri clienti.
Tre persone, di cui due di Vittoria e uno di Scicli, tutti rappresentanti di altrettante imprese nel settore della produzione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli sono state dunque denunciate per frode nell'esercizio del commercio e contraffazione di indicazioni geografiche dei prodotti agroalimentari. L'indagine è coordinata dal procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia. Varie le reazioni. Confoconsumatori - con il presidente regionale Carmelo Calì e Samantha Nicosia responsabile provinciale di Ragusa - si costituirà parte civile. «Quello dell'agropirateria è ormai un pericoloso business da 60 miliardi di euro l'anno in Italia - spiega il colonnello Francesco Fallica, comandante provinciale della Guardia di Finanza - A tanto, infatti, ammonta il volume d'affari dell'agropirateria internazionale nei confronti dell'agroalimentare "made in Italy", il più clonato nel mondo".
Fonte:
LaSicilia.it il 15-09-2010 - Categoria:
Cronaca