PORTOPALO - (sedi) "Da trent'anni lavoriamo in condizioni estreme ma mai nessuno ci ha teso una mano". E' lo sfogo di Sebastiano Patania, uno dei maestri d'ascia più famosi di Portopalo, che svolge la sua attività nell'arenile antistante il porto, costantemente minacciata dall'insabbiamento del fondale. Tante le proteste degli operatori dei cantieri e degli altri maestri d'ascia portopalesi, che nel corso degli anni hanno richiesto aiuti alla Regione ed all'amministrazione comunale per il grave problema che ha costretto alla chiusura tanti cantieri. "La fine dell'attività che svolgiamo al porto - ammette Patania -, è collocabile nella seconda metà degli anni Ottanta, in concomitanza della costruzione del braccio di levante del porto. Una solida e ottima costruzione in se stessa, danneggiata dalle modifiche effettuate in maniera assurda nel 2004, che hanno favorito l'insabbiamento costringendoci a chiuder bottega".
Sebastiano Patania spiega che al momento della costruzione del braccio in questione, non vennero effettuate le prove correntometriche e il conseguente insabbiamento sarebbe la effettiva dimostrazione di ciò che sostiene il maestro d'ascia. E, come una sorta di rassegnazione all'immobilismo delle autorità, Patania ha messo ben in evidenza nel proprio cantiere un cartello: "In questo paese - ha scritto - i cittadini servono solo a pagare le tasse e dare i voti ai politici".
Sebastiano Diamante
Fonte:
GDS.it il 30-04-2005 - Categoria:
Cronaca
Rada di Portopalo
Il primo ricordo, che ho impresso nella memoria, del porto di Portopalo, è legato ad un camion Fiat 42 di colore rosso, di proprietà di mio nonno Neria, che arriva nello slargo davanti a i casamenti della mai utilizzata tonnara Ferreri, poi trasformati nei magazzini del vino dell'onorevole Di Martino. Il mozzicone di diga, lungo una cinquantina di metri, che poteva accogliere le poche barche che allora erano iscritte nel compartimento marittimo di Portopalo. Poca cosa,allora, il grosso delle barche o pescherecci erano registrate nel capitaneria marittima di Marzamemi. Era di notte, ed eravamo andati al Porto, illuminato quasi a giorno dalla Luna piena, perchè ci regalavano delle cassette di pesce fresco appena sbarcato. L'antica amicizia con la famiglia Burgaretta, Salvatore,Santino,Giovanni e il fratelli più grandi, dove spiccano i cantori delle nenie in onore del Cristo Gesù, sono state le persone che ho conosciuto e con le quali mantengo cordialissimi e affettuosi ricordi e amicizia nella lucente ed orgogliosa, direi leonina,in onore al Dott. Giovanni,per i trascorsi giorni brancatiani romani, Terra Nobile.Altri ricordi della rada sono legati al mio vagabondare solitario per i cantieri e per le carcasse abbandonate di antichi pescherecci tirati a secco che, nella mia fantasia da ragazzo, idealmente, trasformavo in piccole case di abitazione. La curiosità,la ricerca,la conoscenza,lo stupore nello scoprire sempre cose nuove mi portavano e mi portano ancora oggi, con immutato entusiasmo, a vagare per il territorio.La scoperta del campo militare tedesco e le sue gallerie, i suoi casamenti diruti. Fù in uno di questi raid solitari che incontrai un marinaio, di cui non mi ricordo il nome, ma che tutti a Portopalo conoscono. Perchè, putroppo, è muto dalla nascita e conosciuto per la sua poderosa forza, il quale, comunicando con i gesti e con gli occhi si era stabilita una reciproca e incontenibile simpatia ed amicizia. Mi regalò anche un pò un pizzutello. E stato bello dopo tanti anni,una ventina almeno,a riprova, l'ho rincontrato questa estate a Portopalo e ci siamo stretti cordialmente la mano. Dal suo sguardo vispo, e dal gesticolare della sua mano, che mulinava a ritroso mimando il passato, ho capito che si ricordava di me.
Altri ricordi giovanili sono legati al molo di ponente e agli antichi abbeveratoi che allora erano abbastanza lontani dalla spiaggia, ma per effetto delle correnti modificate dalla costruzione del molo, oggi,il più antico, è praticamente in acqua.
Ricordi legati allo Scarruzzuni,Corridore Campana, Carubella e le discese estive lungo il sentiero impervio e pietroso fra carubbi,lentisco,ulivi e mandorli selvatici, ciuffi di finoccio selvatico, muri a secco che segnano le chiuse, e la palma nana che ricopriva quasi interamente questo territorio adatto solo al pascolo degli armenti, delle pecore,dalle maestose vacche che in fila indiana al tramonto rietravano nelle stalle delle case del Barco. Degli miei zii di mio padre, Corrado, Giovanni,e sopratutto dello zio Giuseppe, il giovane cavaliere, che rientrato dopo tanti anni passati in Canada, (che vive in via Torino a Pachino) mi insegnava come ricucire i muri a secco, travolti dagli armenti, spiegandomi la tecnica della ricerca della pietra giusta per ricomporre tassello dopo tassello il reticolato puzzle.
Cordiali Saluti, Spiros