PORTOPALO - Dopo le giornate perse per aderire alle manifestazioni, si respira aria di sconforto all'interno della marineria portopalese. «Purtroppo c'è poco spazio per l'ottimismo - afferma Mario Montalto - e dall'Unione Europea arrivano misure che finiranno per gravare ulteriormente sui Paesi mediterranei. Si parla di licenza a punti, di penalità per l'armatore, senza sapere che qui da noi, per esempio, l'armatore è uno che, al pari del resto dell'equipaggio, ha lo stesso trattamento dei suoi dipendenti. Se non si capisce questo aspetto, finiremo per subire altri provvedimenti deleteri per tutti». Intanto, la Conferenza delle regioni periferiche e il Comitato delle Regioni stanno tentando di modificare alcuni passaggi della nuova programmazione comunitaria della pesca. Da più parti, soprattutto in Sicilia, viene ribadito un concetto: solo facendosi carico delle criticità del sistema le istituzioni europee dimostreranno di voler sostenere il settore in maniera concreta. Gli addetti ai lavori ribadiscono che finora regolamento e fondi hanno guardato alle esigenze e al mercato della struttura nord europea, ignorando le necessità e i bisogni della pesca del Mediterraneo.
Adesso, la parola passa inevitabilmente a Bruxelles che dovrà rispondere al dossier presentato dalla Regione Siciliana, con le osservazioni regionali alla nuova politica comune della pesca (Pcp) che ridisegna il settore in tutta Europa. L'attenzione è puntata ai divieti che di fatto, per gli addetti del settore, limitano tutto o quasi. Oltretutto, nella protesta dilagata in Sicilia due settimane fa, la crisi della pesca ha rappresentato una delle cause scatenanti. Gennaio è stato un mese di lacrime e sangue, con buste paghe oltremodo «leggere», quasi a livelli di minimo storico. La crisi della pesca a Portopalo - paese che vive in buona parte grazie a questo comparto - si sente e produce i suoi effetti a catena. E per tanti operatori, la notte sarà ancora lunga.
SERGIO TACCONE
Fonte:
LaSicilia.it il 08-02-2012 - Categoria:
Politica