Preziosi: «Poco lavoro e ancora meno diritti»

PACHINO - I dati riguardanti l'assunzione dei lavoratori nel settore dell'agricoltura fanno registrare segnali negativi. La segnalazione proviene dal mondo sindacale. «Bisogna tutelare i lavoratori - afferma il segretario della Camera del lavoro di Pachino, Nino Preziosi - a partire dal rispetto dei contratti di assunzione». Secondo la Cgil, infatti, sono scarse le retribuzioni, interminabili le giornate lavorative, contratti per cifre irrisorie; tutti elementi che autorizzano il segretario della Camera del lavoro a parlare di una vera crisi. Basti pensare, ad esempio, che la regolare giornata di lavoro di sei ore e quaranta minuti, in alcuni casi viene prolungata a fino alle nove ore circa. E il dato risulta ancora più allarmante se si pensa che ad un siffatto numero di ore lavorative non corrisponde un'adeguata remunerazione. La mancata assunzione, inoltre, è il riflesso tangibile nell'ambito occupazionale di un settore dell'economia in calo. Un quadro generale quello che emerge, quindi, che in parte trova giustificazione in quanto conseguenza della crisi che attualmente investe il sistema di mercato. Il divario che esiste, per fare un esempio, per le zucchine e il pomodoro tra i prezzi della vendita al dettaglio e quelli nei mercati alla produzione ne è una testimonianza concreta ed attuale.

A questo proposito il segretario della Camera del Lavoro di Pachino sottolinea l'importanza di superare il ristretto ambito dei confini locali. «Bisogna puntare sulla commercializzazione e sulla promozione dei prodotti sui mercati internazionali. - afferma Preziosi - Quanto alla commercializzazione - precisa inoltre - attraverso la competenza di professionisti dovrebbe essere assolutamente evitata la frammentazione». In altri termini sarebbe auspicabile che i produttori facessero riferimento a grosse catene di distribuzione con il risultato di evitare l'intermediazione. Ma a tal fine il presupposto fondamentale è la presentazione sui mercati di prodotti dotati di certe caratteristiche e garantiti dal marchio di qualità. «La presenza inoltre di un'industria di trasformazione sul territorio - segnala il sindacalista - potrebbe rappresentare un punto di riferimento per i periodi di crisi».
Fonte: LaSicilia.it il 19-01-2003 - Categoria: Cronaca

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Poco lavoro..E' CRISI.. MA PASSERA'.????....

E' il secondo anno consecutivo che le prime piccole Aziende,5.000/10.000 mq. meno forti, cominciano a avvertire una crisi e a cedere il passo all'andamento di mercato e all'oscillazione dei prezzi che sistematicamente "proletarizza" quei piccoli agricoltori che negli ultimi anni: anche con una esigua quantità di terra avevano comunque trovato opportunità buone di fare reddito.(anche non soci di cooperative)
Oggi,2003, questo periodo è oramai alle spalle!!!!!. Con l'apertura dei mercati Europei a prodotti similari: ma provenienti da Egitto,tunisia,Algeria e Marocco e Spagna, I livelli di crisi di prezzo e di mercato incominciano seriamente a intaccare non solo i piccoli, ma anche la stabilità delle grosse Aziende e di conseguenza ne risentono i livelli occupazionali e le condizioni generali di contratto e di trattamento dei lavoratori. Se si considera che oggi buona parte della mano d'opera impiegata è costituita da coltivatori exstracomunitari e che fino ad oggi non hanno trovato sicura sistemazione abitativa e sociale: Si ha chiaro il quadro della situazione di disagio diffuso e della arretratezza delle condizioni generali di questi lavoratori. L'arretramento delle forme di contratto, denunciate da Preziosi, delineano una nuova stagione dello sfruttamento delle fasce crescenti di lavoratori proletarizzati;Si avverte cioè una crisi economica e sociale di ricondizionamento che puo' avere sviluppi imprevedibili nella zona.(emigrazione???)Ci auguriamo che le forze politiche ed istituzionali, le forze imprenditoriali, le forze sociali e culturali, maturino, nel tempo, la consapevolezza di potere essere attore attivo per programmare e progettare il proprio possibile futuro.(confidiamo sulla Chiesa locale)
Per fare questo occorre che queste istituzioni escano dallo stato di emergenza a cui rimandano ogni loro incombenza e si facciano garanti di un nuovo approccio delle opportunità di sviluppo del Territorio.
A partire dai problemi generali e del nuovo Piano Regolatore......
Per fare questo ci vuole un salto culturale notevole. Riusciranno i nostri amministratori a farlo???????? Io me lo auguro davvero...
Cordiali Saluti.......