Prodotti dell'orto con la “patente”

La rivoluzione nell'orto. Da ieri è divenuta obbligatoria la “patente” per veicolare sul mercato pomodori, lattughe e peperoni. Uno speciale “pedigree” che garantirà l'originalità e la tipicità di frutta e verdura che saranno poste in vendita al dettaglio. In sostanza, mai più arriveranno (o, almeno, dovrebbero arrivare) sulle nostre tavole pomodori, zucchine e melanzane di provenienza incerta. Non dovremmo mangiare più pomodorini tipo pachino provenienti dall'oriente o agrumi della Sibaritide in realtà coltivati in Spagna o Marocco. Insomma, le intenzioni della nuova direttiva europea sono quelle di garantire certezze alla borsa della spesa. Da ieri è in vigore il decreto legislativo che inasprisce le sanzioni per chi non rispetta le norme dell'Unione europea in fatto di qualità e commercializzazione di frutta e verdura. La merce clandestina o di dubbia origine sarà bloccata e per quei produttori, grossisti e commercianti che la metteranno in vendita senza le previste indicazioni di qualità e provenienza sono previste multe salatissime che variano da 550 a 15.500 euro.

Chiara l'intenzione dell'Ue: per essere messi in vendita i prodotti dell'orto dovranno essere adeguatamente certificati. Accanto a quello del prezzo, come già avveniva in passato, sulla singola merce dovrà essere esposto un cartellino con l'identikit completo del prodotto con dati relativi alla varietà (ad esempio mela “golden”), la categoria (1 se la merce è migliore, 2 se lo è un pò meno, 3 nel caso di prodotti colpiti da eventi atmosferici negativi), al calibro (la dimensione) e alla maculazione. Naturalmente, le scritte dovranno essere leggibili e chiare. A dover essere etichettati sono sia i prodotti venduti sfusi sia quelli confezionati. La novità promette una serie di vantaggi. Al di là di quello scontato della trasparenza ci sarà il ritorno dei “prodotti di stagione” che la globalizzazione del mercato aveva di fatto cancellato. E, pure, controllare i rincari determinati da eventi atmosferici diventerà più facile. Viaggio nella città della spesa per comprendere com'è andata, capire come commercianti e consumatori hanno digerito la novità. E così si scopre che qualcuno s'è arrangiato, qualcun altro l'ha ignorata in attesa d'avere tutti i chiarimenti e il materiale necessario. Al “Cooper frutta” di via Trieste buona parte della merce in vendita è stata patentata.

Luigi Garroppo, uno dei responsabili del settore frutta, spiega la situazione. «Siamo davanti ad una novità che stiamo cercando di metabolizzare. Ci mancano ancora le targhette ufficiali e ci siamo arrangiati realizzando noi stessi le tabelle identificative della merce. Sotto alcuni aspetti, la novità introdotta dall'Unione europea è buona e tutela sia noi che i consumatori. È giusto che si conosca la provenienza della frutta e della verdura che finisce sulle nostre tavole. Tuttavia, non mancano le difficoltà. Non sarà facile catalogare ogni giorno circa duecento prodotti diversi. Per fare questo lavoro servirà una persona specifica. E ciò finirà per aumentare i nostri costi di gestione. Se l'Unione europea, da questo punto di vista, ci desse una mano sarebbe importante. E, poi, c'è il problema d'individuare la provenienza dei singoli prodotti. Non tutte le aziende produttrici indicano la provenienza». Un problema anche per Francesco Spadafora, per quarantatrè anni titolare del negozio che oggi è gestito dalla nuora, Franca Gallo: «Sono, soprattutto, i prodotti locali che mancano dell'indicazione della provenienza. È giusto che chi acquisti un pomodoro o una zucchina sappia, esattamente come avviene per gli altri alimenti, tutto ciò che c'è da sapere. Ritengo sia un diritto per i nostri clienti».

Pietro Bozzo, dello “Show room della frutta e della verdura” rincara la dose: «Sono i piccoli produttori che continuano a non rispondere, omettendo la provenienza del prodotto e creandoci difficoltà. A noi capita d'acquistare la roba al mercato generale già priva di etichetta. La nuova normativa europea è sicuramente positiva. Attraverso le indicazioni chiare e leggibili che bisogna apponiamo sul prodotto si ha la certezza di sapere sempre ciò che mangiamo. Certo, per ora, stiamo improvvisando autocompilando i cartellini, in attesa d'avere quelli ufficiali». Soddisfatti i commercianti, contenti, pure, i consumatori. Dice Renato Madia: «Speriamo che tutti si adeguino. Anche i piccoli esercizi dovranno farlo. Solo in questo modo noi clienti ci sentiremo più tutelati e tranquilli. Ho trovato interessanti le indicazioni sulla merce esposta. Mi auguro che le cose restino sempre così. Che non si torni indietro». Anche Livio Massaro approva la direttiva dell'Ue: «Penso che sia davvero utile. In questo modo conosceremo l'esatta provenienza di ogni singolo prodotto. Poi, naturalmente, la veridicità di quanto viene riportato dalle targhette è a discrezione del venditore. Più è preciso ed onesto e più ha senso questa iniziativa. Spero che chi come me si trova ad acquistare frutta e verdura possa apprezzare la cosa, visto che, ormai, con la globalizzazione del mercato la merce arriva da tutto il mondo».
Fonte: La Gazzetta del Sud On Line il 18-02-2003 - Categoria: Cronaca

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