Bella domanda.
Che presuppone una specie di speranzosa prospettiva per il territorio gestito dall’azienda sanitaria di Siracusa. Come se dietro questa domanda esistesse una sorta di piano programmatico di rilancio delle politiche sanitarie dell’intera provincia. Purtroppo, lo sappiamo tutti, non è così. Non soltanto non esiste un piano di investimenti nella sanità pubblica ma siamo perfettamente a conoscenza che l’intendimento della dirigenza attuale è quello di ridurre al massimo le spese, soprattutto penalizzando le risorse umane. Si è già in grave crisi di personale con riduzioni d’organico effettivo che si aggira intorno al 30% e le notizie che giungono da Palermo ci dicono che sarà necessario continuare a ridurre tali costi. Il risultato, inevitabile, sarà di creare ancora maggiori disservizi, di rendere più vuote le corsie e i reparti ospedalieri della nostra provincia, peraltro già abbastanza disabitati.
(vedi statistiche)
Ovviamente io non vorrei puntare tutta l’attenzione sulla qualità e quantità dell’assistenza ospedaliera, ma è più che ovvio che essa, probabilmente, è la cartina di tornasole della volontà della regione siciliana e della dirigenza territoriale di intendere i servizi sanitari come un requisito fondamentale per la qualità della vita nelle nostre città. La spesa farmaceutica, infatti, costituisce l’altro punto debole della spesa sanitaria e dovrebbe essere quello l’obiettivo da perseguire, ovvero una maggiore attenzione alle prescrizioni mediche e una più accurata somministrazione di farmaci da parte dei medici di base.
Tornando, però, a considerare i servizi forniti dall’AUSL 8, soprattutto nel nostro territorio e specialmente a Pachino, vorrei fare alcune osservazioni molto concrete e sulle quali chiedo ai responsabili di individuare e farci conoscere le azioni che si vogliono intraprendere.
Innanzitutto voglio fare un riferimento alla struttura di contrada Cozzi, che maestosamente si erge nel nostro panorama e che, di fatto, costituisce un monumento allo spreco e all’inutilità. Nel piano terra e nello scantinato sono residenti i servizi amministrativi dell’azienda e alcuni ambulatori specialistici.
E proprio negli ambulatori registriamo la massima sofferenza del servizio prestato. Soprattutto in quegli ambulatori che dovrebbero essere dotati di strumentazioni e apparecchiature tecniche necessarie a svolgere correttamente il loro ruolo. Mi riferisco, ovviamente, ai laboratori tecnici e a quegli ambulatori a maggiore specializzazione tecnologica, come cardiologia, odontoiatria, neurologia, oculistica. Probabilmente, riguardo questi ultimi non troveremo alcun pachinese che abbia potuto usufruire di questi servizi e sicuramente continueremo a non trovarne.
Non si registra, infatti una reale volontà da parte dell’azienda di incentivare l’uso di questi ambulatori attraverso il loro potenziamento. Tra l’altro, a scanso di equivoci, vorrei dire che non è ancora stato avviato il servizio di radiologia, costringendo gli utenti pachinesi e portopalesi, circa 25.000 in inverno e più di 50.000 in estate, a rivolgersi alle strutture private e a quelle delle altre provincie. Se siete in possesso delle statistiche di migrazione dei pazienti vi accorgerete di quanti utenti vadano a utilizzare i servizi della provincia di Ragusa. Realizzando comunque un costo per l’azienda che, mi pare, deve poi ripagare alle altre AUSL.
Oltre al servizio di radiologia che non c’è e che non si vuole fare avere, si deve anche puntare l’attenzione sul servizio di laboratorio analisi, che pur in carenza di strumentazioni adeguate, è notorio che a Pachino finiscono i macchinari obsoleti degli altri laboratori, evidentemente più tutelati, e di carenza di personale, un solo tecnico di laboratorio non può certamente essere sufficiente ai bisogni della struttura, dovrebbe pur andare in ferie, cerca di garantire un servizio dignitoso che spesso si tramuta, per gli ovvi motivi precedentemente citati, in un semplice centro prelievi per fare realizzare le analisi presso gli altri laboratori. Bisogna che il laboratorio analisi sia messo in condizione di funzionare correttamente, con maggiore e migliore strumentazione tecnica e con il potenziamento delle risorse umane, oggi troppo scarse rispetto al potenziale che il territorio rivendica.
Un altro aspetto del poliambulatorio di contrada Cozzi e quello dell’avvio della R.S.A. Già nell’ottobre del 2005, a seguito di un incontro con il dott. Leto, ci fu garantita la conclusione dei lavori per quanto riguardava l’impianto di condizionamento e l’inizio delle procedure per rendere utilizzabile alla popolazione il servizio di residenza sanitaria assistenziale (R.S.A.) per soggetti anziani non autosufficienti e disabili. Ebbene allo stato attuale non risultano particolari novità, il primo piano della struttura pachinese sembrerebbe pronto ad essere utilizzato, forse sono stati completati i lavori di installazione di condizionatori, ma non si hanno notizie dell’avvio di un servizio tanto utile e necessario, non solo per Pachino ma anche per tutta l’area della zona sud della provincia.
Poiché la risposta, drammaticamente vera, ma non sufficiente a giustificare l’inerzia, sarà quella di mancanza di fondi, mi chiedo se, per questo specifico servizio, sono state prese in considerazione tutte le ipotesi di finanziamento, comprese quelle che fanno capo ai meccanismi della legge 328/2000, dove si sancisce
siano resi operativi i servizi socio-sanitari che devono essere istituiti con il piano distrettuale ai sensi della stessa legge.
L'applicazione della Legge 328/2000, che prevede il riordino dei trasferimenti monetari e dell'erogazione di servizi in natura, unificando il tutto in capo all'ente locale Comune o Comuni compresi e organizzati nel distretto sanitario, consentirà di evitare le inefficienze dell'aziendalismo ora imperante, che spinge talvolta l'Azienda sanitaria locale, l'Azienda ospedaliera e il Comune a scaricare gli uni sugli altri il peso dell'assistenza, senza riguardo ai diritti dell'assistito e neppure alla spesa pubblica complessiva.
Tra i livelli essenziali di assistenza, definiti dalla legge, risultano al punto g) gli "interventi per le persone anziane e disabili per favorire la permanenza a domicilio, per l'inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare, nonché per l'accoglienza e la socializzazione presso strutture residenziali e semi-residenziali per coloro che, in ragione della elevata fragilità personale o di limitazione dell'autonomia, non siano assistibili a domicilio".
La domanda, dunque, che faccio ai presenti è quanto sia stata presa in considerazione la possibilità di avviare quel servizio tramite la legge 328 e casomai di poterne sfruttare le potenzialità finanziarie se è vero, come è vero, che il nostro distretto di appartenenza, il 46, spicca per incapacità di spesa e di utilizzo delle risorse economiche.
Un ultima osservazione la vorrei lanciare sulla questione degli ospedali della zona sud, di Noto e di Avola. Essi dovrebbero costituire il punto di attrazione delle richieste e delle esigenze di un territorio che conta sicuramente più di 120.000 residenti che nel periodo estivo, lievitano facilmente a più del doppio. Purtroppo, come sappiamo, la qualità dei servizi prestati, agli occhi dei nostri concittadini e degli abitanti dell’intera area, non sembra essere quella richiesta. Se andiamo a vedere i nati, ci accorgiamo che a Pachino esiste ormai da tempo una tradizione di nascite modicane, che si moltiplicano a Rosolini. Come pure i flussi migratori dei pazienti avolesi vanno verso il capoluogo.
La vicenda dei due plessi ospedalieri, che apparentemente sono uno, esprime solamente la voglia di non scontentare le popolazioni dei due comuni interessati, facendoci assistere a scambi di reparti, la pediatria da Avola a Noto, l’ortopedia da Noto ad Avola, la chirurgia che si divide in due, ed altre vicende che non sembrano deporre a favore di una corretta organizzazione del lavoro e della fornitura dei servizi. In questa sede, alla presenza dei deputati regionali e delle rappresentanze sindacali, che tanto hanno lottato per ottenere migliorie nel servizio sanitario del territorio, voglio fare una proposta diversa da quelle fatte fino adesso.
La proposta è quella di chiudere tutti e due gli ospedali, sia quello di Noto che quello di Avola, di riorganizzare il servizio di emergenze nei due comuni in maniera tale da garantire un presidio territoriale di emergenza adeguato alle necessità dei singoli comuni e di costruire un unico ospedale d’area, in un territorio intermedio tra Avola e Noto, immediatamente raggiungibile da Portopalo, Pachino e Rosolini tramite l’autostrada, che sia un polo medico e sanitario d’eccellenza per le esigenze degli abitanti della zona sud. Con una cardiologia in grado di risolvere la maggior parte delle richieste, con l’avvio effettivo dell’UTC, con un polo oncologico che sia in grado di dare assistenza a tutti i malati di tumore i quali, nei casi in cui sono in grado di farlo, si recano a Catania per ricevere assistenza e terapia.
Per avere tutti quei servizi, ottenibili grazie ad economie di scala e di ottimizzazione delle risorse, che siamo costretti tutti ad andare a cercare altrove, dalla risonanza magnetica, alla tac, alle analisi di laboratorio più particolari, alle terapie oncologiche, ai servizi di chirurgia avanzata e di qualità che molti nostri conterranei sono costretti a realizzare in altre parti d’italia e del mondo.
Facciamo un salto di qualità, rinunciamo ognuno di noi ai nostri piccoli interessi di quartiere e con una visione più a lungo termine programmiamo meglio la nostra politica sanitaria, con l’AUSL 8 protagonista e trainante questi processi.
Questa è la sanità che vorrei io.