Un minuto di raccoglimento e un silenzio carico di rispetto, ha segnato la celebrazione di commemorazione dei braccianti Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, morti 36 anni fa, in seguito ai "fatti di Avola". Una corona di alloro è stata deposta nel luogo in cui caddero i due braccianti agricoli dal sindaco Albino Di Giovanni. Alla cerimonia erano presenti ,il presidente dell'Ap Marziano, l'assessore provinciale allo Sport Vittorio Grande, gli assessori comunali, i consiglieri comunali, i rappresentanti locali e provinciale dei sindacati Cgl, Cisl e Uil. Il bracciante agricolo avolese dimostrò, in quell'anno, una particolare intraprendenza nella speranza di un riscatto per le sue grame condizioni. Come mai i tragici avvenimenti, passati alla storia come «i fatti di Avola», sono avvenuti in un'epoca di visibile miglioramento delle condizioni generali del vivere civile dell'avolese? E' questa la domanda che oggi si pongono tanti giovani che non hanno vissuto quel periodo cosi' travagliato. La ragione va ricercata nel fatto che il cambiamento non aveva coinvolto in eguale misura l'intera società nazionale; le regioni più ricche migliorarono le loro condizioni di ricchezza, mentre le fasce dei più deboli della comunità nazionale, anche se fruivano del benessere che c'era nell'Italia, avvertirono di più la disomogenea crescita economica della società nazionale.
Avola fu la città che pagò di più il prezzo di questa contraddizione. Era il 1968. L'anno in cui si scatenano forti tensioni nelle Università e quindi nella scuola, nelle fabbriche e persino nella Chiesa. Le tensioni, portate alle estreme conseguenze, a volte, sfociavano in episodi di violenza; in questo clima accaddero i tragici "Fatti di Avola"
Questi ebbero inizio da uno sciopero che, alla fine di novembre del 1968, giorno 24, venne indetto dai braccianti agricoli avolesi per il rinnovo del contratto di lavoro.
Per questo rinnovo furono proposte le seguenti richieste: abolizione delle differenze salariali tra le due zone in cui era divisa la provincia di Siracusa: la zona A, comprendente i comuni di Lentini, Carlentini, Francofone, Melilli, e la zona B, comprendente Avola, Noto, Pachino e Rosolini; aumento del salario del 10%; corretto controllo delle aziende per verificare giornate lavorative e la giusta assegnazione delle qualifiche. La situazione si fece alquanto tesa, quando nell'incontro fissato tra datori di lavoro e lavoratori, da effettuare in prefettura, i rappresentanti dei datori di lavoro non si presentarono.
Il 2 Dicembre venne proclamato ad Avola lo sciopero generale. In questa giornata la tensione fu tale da fare scoppiare gravi incidenti, soprattutto perchè fu formato un blocco stradale, sulla statale 115, tra il bivio Avola-Lido ed il posto ove sarebbe sorto l'attuale ospedale civico. Le forze dell'ordine, nel primo pomeriggio, aprirono il fuoco e due braccianti, Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona restarono uccisi; molti furono i feriti tra il popolo e la polizia. Solo a questo punto, per ordine del ministro degli Interni, venne indetta una riunione straordinaria tra i rappresentanti delle due parti che si concluse con la mediazione dell'assessore regionale al lavoro. Si chiudeva così, quella vertenza con la firma di quel contratto che aveva dato luogo agli eventi luttuosi. I fatti di Avola, ebbero ripercussioni, oltre che nell'ambiente cittadino, dove si svolsero folti cortei ed infuocati comizi, in tutta la Sicilia e nel resto dell'Italia. E' difficile dimenticare quel passato- ha commentato con tono sommesso un bracciante agricolo. La città di Avola lo ricordi, perché quelle tragedie non si ripetano.
Fonte:
LaSicilia.it il 03-12-2004 - Categoria:
Cronaca
La Resistenza vera, nel siracusano.
Arrivò anche Renato Curcio ad Avola, per capire e studiare da studente di sociologia di Trento,quali esigenze e quali aspettative avevano i Braccianti che a frotte lavoravano come salariati presso i grossi latifondi dell'avolese. Se ne ando quasi immediatamente aveva capito che la sinistra era forte ed agguerrita e le richieste avevano fondamento vero! La stessa cosa fece Adriano Sofri per i fatti di Reggio Calabria,qualche anno dopo, ma uno svarione dialettico in una notte senza luna lo convinse che quello era un movimento di diverasa natura.Tornando al nostro ricordo locale. Di quelle proteste avolesi dove il numero di braccianti era enorme si ebbero ripercussione in tutta la zona sud della provincia.Lo scontro in campo vedeva contrapposti i grossi proprietari fondiari che vivevano dallo sfruttamento intensivo della mano d'opera, erogando salari da fame e i braccianti che con quel salario di poche lire stentavano a arrivare,come oggi, alla fine del mese.
Fu in quel contesto che il Partito Comunista Italiano, vero rappresentante delle classi deboli e disagiate, ebbe una fortissima crescita elettorale. L'agguerrita CGLI provinciale aveva un nucleo di dirigenti che provenienti dal mondo contadino e rurale articolava una forte pressione organizzando i lavoratori alla lotta. Anche a Pachino in quel tumultuoso periodo si organizzarono dei blocchi stradali. Uno sulla provinciale per Noto ed uno all'altezza della provinciale per Ispica. Ricordo, come se fosse ora, quello istituito poco prima del mercato all'ingrosso. Grosso modo era posizionato nella linea ideale che congiunge la modernissima struttura architettonica della ditta Fortunato e l'ex palmento elettrico della famiglia Quartarone. Ricordo agguerriti lavoratori che avevano formato una barriera sulla strada ed impedivano a chiunque di passare. Ero con mio padre Salvatore e per le sue inderogabili esigenze di recarsi a Bompalazzo furono subito comprese dagli arrabbiati lavoratori e ci fecero passare. Mi ricordo che alla testa di quei lavoratori vi erano oltre, ai sindacalisti locali,Gioacchino La Corte che iniziava da quella lotta a praticare e frequentare il Sindacato.Inoltre centinaia di lavoratori agguerriti e molto arrabbiati per le condizioni di svantaggio che erano costretti a subire da un sistema che, allora come ora, non ha alcun rispetto per i più deboli ed in genere per i lavoratori manuali.
Una scelta di campo netta è stata la mia, da allora. Maturata nel corso degli anni giovanili per sincronica empatia. E di cui devo molto ai ragionamenti e le discussioni con un Signore che ora non c'è più: Sebastiano Vella, padre di Uzzo,Amelia,Gino,Salvatore e Santino. I miei cari fratelli di sempre che vivono nella cintura milanese, a Brugherio.
Nessuno è proprietario della memoria dei lavoratori e della sinistra. Ognuno esprime le sue idee senza essere aggredito e mortificato. Quando la dirigenza provinciale e locale, tornera a capire queste cose, e a non diffamare il libero pensiero di chiunque si sente legato per senso forte di appartenenza ideale a questi eventi e alla parte più leale e semplice di questo territorio: forse, la sinistra tornerà ad esistere anche a Pachino.
Cordiali saluti Spiros