MARZAMEMI - Quindici ristoranti per 270 abitanti. Praticamente, uno ogni 18 persone che vivono nell'antico quanto suggestivo borgo marinaro. Marzamemi è anche questo. Perché alla storia, alle radici arabe e ai suoi luoghi incantati è legata anche la gastronomia. Suggestiva e ricca di significati, nonostante il fatto che fino a quindici anni fa c'era poco o niente. Poi la ristrutturazione del borgo (diviso a metà tra i territori di Pachino e Noto), e la realizzazione di quello che oggi viene considerato un gioiello di architettura e di... cucina.
L'esempio più caratteristico è il «cortile arabo». Chi frequenta abitualmente questi luoghi, racconta che fino a pochi anni fa la zona era abbandonata e spesso ricettacolo di immondizia. Con il restyling del 2007 sono sorti diversi ristoranti e gli odori putridi di un tempo si sono trasformati in profumi che adesso attirano il turista. Immettendosi nei vicoli, si arriva a piazza Regina Margherita, un posto altrettanto unico che da anni «si fregia» anche di un ristorante a cui è stato dato il nome di un antico canto dei pescatori.
D'altronde la pesca è l'attività principe di Marzamemi e ad essa sono legate tante storie e tradizioni.
Come quella della titolare, figlia di una famiglia di pescatori che sin da piccola ha imparato a conoscere il pesce e - dice - a far diventare un piatto squisito anche con il frutto più umile del mare. Una madre che ha cresciuto i suoi cinque figli, cucinando per loro tante prelibatezze, convincendosi, un giorno, che era venuto il momento di cucinare pure per altri. E così a 50 anni, la realizzazione di un sogno, e un locale ristrutturato nel cuore della tonnara, nel borgo dove lei stessa è nata: «E dentro questa mia "cucina aperta" - spiega -, ho messo tutte le cose che amo: i ricordi, i profumi della terra, l'azzurro delle sedie, i quadri dei miei figli, le tovaglie di merletto, come le aveva mia nonna». Un posto che ha ricevuto tante recensioni, ma quelle che l'intraprendente ristoratrice ricorderà più a lungo sono le parole di Giuseppe Tornatore, Roberto Benigni e Gerard Depardieu. Storie da libro cuore, insomma, che regalano magia. Tanto nel centro storico quanto poco fuori, sul lungomare. Ed è qui, a soli 15 metri dalla costa, che è stato realizzato dal recupero architettonico di un'antica tonnara, un ristorante che colpisce per l'atmosfera marinara che si rivive attraverso il panorama e per gli intensi sapori della cucina dello chef, ma anche per il nome quasi impronunciabile. Un nome che è un omaggio, da parte dei gestori, ai quattro nipoti Giuliana, Ramona, Matteo e Paolo. Quindici ristoranti insomma (e se ne prevedono altri 3-4 a partire dalla prossima estate), tutti nel rispetto dell'antica tradizione della cucina mediterranea.
Manuel Bisceglie
Fonte:
LaSicilia.it il 09-12-2011 - Categoria:
Cronaca